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sabato, Aprile 20, 2024

Fisioterapia: video analisi biomeccanica della corsa, quando è utile?

Appuntamento con la fisioterapia. Alex Baldaccini analizza la validità della video analisi della biomeccanica della corsa.

Come promesso, con questo articolo andremo ad esplorare ciò che riguarda la video analisi della biomeccanica di corsa e, con essa, l’analisi dell’appoggio del piede al terreno. Cercheremo di capire se è effettivamente utile andare ad eseguire questo tipo di analisi, o meno. Prima di fare questo dobbiamo però capire quali sono le alterazioni della corsa, evidenziate abitualmente con queste video analisi, che effettivamente aumentano il rischio di incorrere in infortuni. Partiamo. 

runner stile di corsa

Pronazione

Un certo grado di pronazione è indispensabile per garantire un’ottimale ammortizzazione ad ogni passo. Sarebbe quindi più corretto parlare di eccessiva pronazione se vogliamo indicarla come un difetto. Viene segnalata in molti studi come responsabile di vari disturbi, quali: tendinopatia dell’achilleo, sindrome femoro rotulea, fratture da stress tibiali. Oltre ai gradi di pronazione dobbiamo però considerare anche la velocità alla quale questa avviene. Dobbiamo tenere presente che non esistono dei valori ben definiti che indichino quando questa pronazione sia da considerare eccessiva. Tale distinzione è quindi riservata esclusivamente all’esperienza e alle capacità dell’esaminatore.

Apertura ginocchia

È un parametro che viene valutato per identificare un eccessivo ginocchio valgo, o delle rotazioni non fisiologiche a livello dell’anca, si determina guardando la distanza fra le ginocchia durante la fase di appoggio del piede. Anche questo dato è associato ad un incremento del rischio d’infortunio, in particolare per quanto riguarda la comparsa della sindrome femoro rotulea e della bandelletta ileotibiale, come avviene per la pronazione, anche qui la valutazione è basata esclusivamente sull’abilità dell’operatore.

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A: apertura normale, B: apertura alterata

Appoggio

Viene distinto in appoggio di avampiede, appoggio di tallone e appoggio di pianta. Attualmente non ci sono dati che dimostrino che uno sia più rischioso di un altro a livello di probabilità di incorrere in infortuni, anche se ci sono attualmente studi in atto che mirano a definire meglio la situazione. Prima di dare delle raccomandazioni sul miglior tipo di appoggio da usare è quindi necessario aspettare ulteriori evidenze. Al momento il buon senso ci dice di lasciar prevalere il nostro stile di corsa naturale e, se possibile, di concentrarsi più sulla rullata e sul rinforzo muscolo tendineo della caviglia, piuttosto che sul mero contatto al suolo.

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A: avampiede, B: di pianta, C: tallone

Overstriding

Termine inglese che sta ad indicare un’eccessiva lunghezza del passo, associata soprattutto ad un aumento del rischio di fratture da stress e infortuni da usura. Attenzione però, non ci si riferisce alla lunghezza del passo in sé, ma bensì ad un appoggio del piede eccessivamente protratto anteriormente rispetto al centro di massa corporeo, considerando anche la posizione del tronco. Ecco perché i corridori africani che sembrano non atterrare mai non sono in overstriding, seppur le loro falcate siano lunghissime. Invece è sufficiente correre, anche lentamente, ma con il busto e le spalle spostate posteriormente per incappare nell’overstriding, con conseguente aumento delle forze d’impatto al suolo e di frenata e con ricadute sia sul rischio infortuni che sulla performance.

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A: passo normale, B: overstriding, la linea bianca verticale che parte dal malleolo passa anteriormente al bacino

Altre variabili

Ci sarebbero molte altre variabili interessanti da analizzare, fra cui: caduta laterale del bacino, oscillazione del centro di massa, cadenza del passo, inclinazione del tronco, movimento delle braccia, flessione del ginocchio e della tibia durante l’appoggio. Per questioni di spazio e di chiarezza è però opportuno fermarsi qui, cercando di trarre delle conclusioni da quanto appena detto.

Quando è importante l’analisi biomeccanica

Si può sicuramente affermare che la biomeccanica di corsa gioca un ruolo importante nello sviluppo degli infortuni nei podisti. Una sua analisi può quindi essere utile al terapista per sviluppare una strategia di trattamento mirata nel runner infortunato. Per quanto riguarda il podista sano, quindi in ambito preventivo, una correzione delle anomalie riscontrate con l’analisi biomeccanica della corsa può essere utile solo se queste vengono confermate anche dall’anamnesi e dall’esame clinico del soggetto, eseguiti da un terapista. In caso contrario una correzione non è necessaria.

Scelta della scarpa: l’ultima tendenza

Concludo portando alla vostra attenzione come l’ultima tendenza in fatto di scelta di scarpa sia basata quasi esclusivamente sulla sensazione di comfort percepita dal cliente mentre la indossa. Addirittura, sembrerebbe sufficiente una selezione di questo tipo per ridurre automaticamente il tasso di infortuni ed aumentare le performance. Sarà davvero così? Al momento nessuno lo può dire con certezza, ma sicuramente iniziare ad ascoltare le sensazioni che ci manda il nostro corpo è una cosa fondamentale, soprattutto per uno sportivo.

Alex Baldaccini di AB Fisio
Studio Fisioterapico della Val Brembana
Bibliografia
– Souza RB. An Evidence-Based Videotaped Running Biomechanics Analysis. Phys Med Rehabil Clin N Am. 2016 Feb; 27 (1): 217-36.
– Nigg BM, Baltich J, Hoerzer S, Enders H. Running shoes and running injuries: mythbusting and a proposal for two new paradigms: preferred movement path and comfort filter. Br J Sports Med. 2015 Oct; 49 (20): 1290-4.
– Cheung RT, Wong MY, Ng GY. Effects of motion control footwear on running: a systematic review. J Sports Sci. 2011 Sep; 29 (12): 1311-9.

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