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venerdì, Marzo 29, 2024

Paolo Valoti: dal ciclismo al running

«Ero un passista veloce, ma con il caldo, in estate, riuscivo a impormi». Undici stagioni da professionista, Coppa Placci, Bernocchi e Agostoni nell’elenco delle vittorie, e poi l’esperienza messa al servizio dei ragazzi. Paolo Valoti, bergamasco di Nembro, classe 1971, adesso allena le formazioni ciclistiche giovanili. Ma un’altra passione lo sta coinvolgendo sempre di più: la corsa a piedi. Tesserato per i Runners Bergamo, ha già esordito in maratona. 

 

Paolo, ti sei buttato nel mondo della corsa e in particolare ti sei appassionato alla maratona. Il tuo obiettivo era scendere sotto le tre ore al primo tentativo, ci sei riuscito?
«Sì, ho terminato in 2h55’45’ la Firenze Marathon nel mese di novembre».

Come ti sei avvicinato a questa gara?
«I presupposti, a dire il vero, non mi facevano ben sperare. Gli ultimi giorni avevo dolori di stomaco, forse causati dall’emozione e dalla paura di non raggiungere l’obiettivo. Mi sono recato con mia moglie in Toscana alla vigilia. Ricordo che abbiamo pranzato a Sasso Marconi. Avevamo voglia di una fiorentina. Accanto a noi c’era un tavolo di maratoneti di Milano. Abbiamo scambiato due chiacchiere e loro mi hanno messo in guardia: è la tua prima maratona, non riesci a stare sotto le tre ore».

E invece…
«Hanno sbagliato il pronostico. In gara mi sono sentito bene fino al chilometro 36. A quel punto è sopraggiunta la crisi. Per non fermarmi mi dicevo di stare tranquillo. Ho calato il ritmo, mi sono concentrato solo sull’idea di arrivare al traguardo. Al traguardo ci sono arrivato. Distrutto. Ma il cronometro segnava meno di tre ore, ci ero riuscito!».

Il dopo gara è stato ancora più difficile.
«Non so dire quanto abbia impiegato a percorrere, camminando, il chilometro che separava il traguardo dall’albergo. Dicevo a mia moglie: fai pure con calma a guardare le vetrine dei negozi, io arrivo… Però mi sono dovuto riprendere subito. Avevo infatti promesso a mia figlia che sarei andato a vederla giocare la partita di pallavolo. Alle 16, puntuale, ero nella palestra di Sovere».

Torniamo indietro: quando hai scoperto la corsa a piedi?
«È stato un mio amico, Birolini dei Runners Bergamo, a parlarmi di questo sport e a stuzzicarmi. La mia prima gara è stata la Clusone Alzano Run nel 2015. Mi è piaciuta, così mi sono fatto prendere e coinvolgere ancora di più da questa nuova passione. Nel luglio 2016 ho iniziato a fare lavori specifici per la Maratona di Firenze».

La bici non la tocchi più?
«Ho smesso di pedalare da quando ho chiuso con il ciclismo professionistico».

Intendi restare nella corsa su strada o vorresti provare altro?
«Per il momento mi concentro sull’asfalto e su una nuova sfida personale nella maratona».

Tu sei stato un ciclista vincente. Anche nelle categorie giovanili. Un Capodarco o un Liberazione sono gare importanti, quando le hai vinte hai avuto la certezza del passaggio al professionismo? Ti sono rimaste dentro quelle emozioni?
«Il Liberazione era considerato il mondiale di Primavera e veniva trasmesso in diretta dalla Rai. Ero andato a Roma per vincere. Smaniavo, c’erano tanti giri da fare e io volevo muovermi. Ma Olivano Locatelli, il mio direttore sportivo, mi teneva a freno. A un chilometro dall’arrivo siamo evasi in due dal gruppo e io ho avuto la meglio. Era un bel biglietto da visita per il passaggio di categoria ma non avevo ancora in mano un contratto. Solo ad agosto, dopo la vittoria di Capodarco, l’accordo con una squadra pro’ è andato a buon fine».

Chi ha lasciato il segno fra i direttori sportivi che hai avuto?
«Sicuramente Locatelli. Mi ha martellato e mi ha fatto crescere dal punto di vista umano. La sua è stata una scuola di vita. Fra i pro’ invece Gianluigi Stanga e Alberto Bevilacqua. Sono restato solo un anno con loro, ma ho uno splendido ricordo sia personale che del clima che si era creato in squadra».

Chiuso il capitolo professionistico, hai portato la tua esperienza ai più giovani.
«Ho iniziato subito ad allenare il vivaio della Milram poi ho continuato con altre squadre, sempre occupandomi della categoria juniores. Ho fatto solo una pausa di due anni per dedicarmi alla famiglia e ricaricarmi staccando la spina. Attualmente sono direttore sportivo del team Lvf di San Paolo d’Argon».

Adesso che ti sei lasciato prendere dalle maratone, a tua volta ti stai facendo seguire nella preparazione oppure ti basi sulla tua personale esperienza sportiva?
«Mi sto facendo seguire da Giovanni Bonarini e Angelo Pessina».

Hai vissuto e vivi l’agonismo in ogni sfaccettatura. Da atleta, da allenatore… Eppure ci sembra di capire che la pratica dello sport ti emozioni ancora profondamente.
«Se decido di fare una cosa, la faccio seriamente… e nelle gare di running l’emozione mi prende tanto da impedirmi di raggiungere il risultato che le mie gambe mi consentirebbero. Cercherò di migliorare anche sotto questo aspetto».

Impegni da direttore sportivo permettendo, dove ti vedremo correre con la maglia dei Runners Bergamo?
«Sto guardando i calendari per scegliere la prossima gara su cui concentrarmi». Una maratona, ovviamente.

Enula Bassanelli

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