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giovedì, Maggio 1, 2025

Ciclismo urbano e mobilità sostenibile: verso un nuovo approccio di ricerca

Ciclisti in movimento in una città europea con architettura storica, promozione della mobilità attiva e sostenibile
Il ciclismo urbano è al centro delle strategie per una mobilità sostenibile nelle città moderne. Nell’immagine, i ciclisti attraversano una strada in un contesto architettonico storico, simbolo dell’integrazione tra passato e futuro nella pianificazione urbana. Promuovere infrastrutture adeguate e una cultura della mobilità attiva è essenziale per rendere le città più accessibili, sicure e vivibili.

Le iniziative per incentivare l’uso della bicicletta in città spaziano dalle politiche pubbliche alle campagne mediatiche, fino ad arrivare a progetti locali e movimenti dal basso. Tuttavia, la ricerca che analizza queste strategie spesso rimane isolata, senza considerare la complessità del sistema in cui la mobilità attiva si inserisce.

Dylan Power, ricercatore dell’Urban Cycling Institute, ha recentemente discusso di queste problematiche con gli studenti del Master in Psicologia del Clima e Comportamento dell’Università di Scienze Applicate di Amsterdam. Dalla conversazione sono emerse alcune delle principali difficoltà che si incontrano nello studio della mobilità sostenibile e le possibili soluzioni per affrontarle.

L’Urban Cycling Institute: ricerca e formazione per città più sostenibili

L’ Urban Cycling Institute (urbancyclinginstitute.org) è un’organizzazione indipendente che si occupa di ricerca e formazione sulla mobilità ciclistica, con l’obiettivo di promuovere città più sostenibili e accessibili. Nato all’interno dell’Università di Amsterdam, l’istituto adotta un approccio interdisciplinare per analizzare il ruolo della bicicletta nei contesti urbani, coinvolgendo ricercatori, amministratori e professionisti del settore. Attraverso studi, corsi e collaborazioni con enti pubblici e privati, il centro mira a tradurre la conoscenza scientifica in soluzioni pratiche per migliorare la mobilità attiva e integrare il ciclismo nelle politiche urbane.

«Una città può essere giudicata dal modo in cui tratta i suoi ciclisti e pedoni».

Enrique Peñalosa, ex sindaco di Bogotá e urbanista

Perché è difficile applicare la ricerca alle politiche urbane

La letteratura scientifica sul ciclismo è ampia, soprattutto per quanto riguarda i benefici per la salute. Gran parte degli studi, però, si concentra su interventi su piccola scala, i cui effetti si misurano a livello individuale. Il vero nodo resta il cambiamento sistemico: come trasformare questi risultati in strategie efficaci su larga scala?

Uno degli ostacoli principali è la logica con cui funzionano le istituzioni. «I finanziatori e i decisori politici devono investire in progetti con buone probabilità di successo», spiega Power. «Gli interventi su piccola scala offrono prove di efficacia, ma quando si parla di cambiamenti strutturali, i risultati sono meno immediati e prevedibili. Per questo convincere chi ha il potere di finanziare questi progetti non è semplice». Secondo Power, un elemento chiave è la costruzione di relazioni di fiducia tra ricercatori, amministratori e attori locali. Senza questo passaggio, è difficile pensare a un vero cambiamento.

Il problema del linguaggio: serve una visione condivisa

Un’altra difficoltà nei progetti multidisciplinari è la comunicazione tra i diversi attori coinvolti. «Nel nostro lavoro collaboriamo con professionisti della salute pubblica, urbanisti, ingegneri, educatori, ricercatori. Per alcuni, la mobilità attiva è al centro del loro lavoro; per altri, è solo un aspetto secondario», osserva Power. Il rischio è che ognuno ragioni con il proprio linguaggio, senza un quadro comune.

Per affrontare questa sfida, è necessario creare connessioni tra settori diversi e definire obiettivi condivisi. Solo così la ricerca sulla mobilità sostenibile potrà tradursi in politiche efficaci e durature.

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