
L’Atletica Paratico il 31 dicembre 2025 chiuderà i battenti: nella stagione 2026 non vedremo più le consuete maglie gialle, verdi e blu ai vertici delle competizioni over 35 di cross, corsa su strada e corsa in montagna, in Italia e nel mondo. Ciò che non passa in cavalleria ma che è invece più attuale che mai è la filosofia che ha portato il sodalizio bresciano a collezionare numeri da capogiro in 35 anni di una storia partita nel 1990.
Le cifre parlano di qualcosa come 52 scudetti a livello di campionati a squadre, tra strada, prati e sentieri in salita e in discesa, gli ultimi centrati quest’anno a Limana (Belluno) nei Campionati Italiani di Società Master di corsa in montagna sia al maschile sia al femminile: le “gemme” sono gli en plein stagionali (vittorie sia tra gli uomini sia tra le donne nella Supercoppa no Stadia Master e nei Societari Master di cross, montagna, 10 km su strada e mezza maratona) conquistati in più di un’occasione.

«Un primato che sappiamo possa essere solo eguagliato» ci aveva raccontato con un sorriso Ezio Tengattini, presidente del sodalizio nel ’91 (quando aveva 29 anni) e presidente del sodalizio ancora oggi nel momento dell’epilogo di un’avventura che resta un paradigma importante per l’attività Master al di fuori della pista nel mondo dell’atletica italiana.
Oltre ogni orizzonte
Tengattini, come altri portacolori del Paratico della prima ora, alla fine degli Anni Ottanta correva per l’Atletica Villongo: la corsa l’aveva “rapito” già a 15 anni, quando era un assiduo frequentatore delle non competitive. La nascita di un sodalizio che avrebbe scritto un capitolo di storia dell’atletica bresciana è legata al Grand Prix del Sebino: la necessità di un ricambio sul piano dello staff che materialmente allestiva la corsa portò alla nascita del club gialloverdeblu.

Di lì a immaginare un sodalizio in grado di vincere 52 scudetti ovviamente ce ne passa: «Nessuno, nemmeno il più ottimista o sognatore, avrebbe immaginato che saremmo diventati quello che siamo» avrebbe ricordato in tempi recenti Tengattini. Il segreto? Da un lato il passaparola, dall’altro la necessità di creare una dimensione “aggregativa” in uno sport individuale come la corsa.
Nel Paratico arrivano trentini, piemontesi, persino toscani e marchigiani: a volte i contatti nascono nel modo più disparato e curioso, anche dando passaggi ad atleti impegnati in un autostop dopo un Memorial Plebani. Tanti over 35 corrono, ma la maggior parte lo fa in solitaria: potersi appoggiare sul piano della logistica e dell’organizzazione pratica delle trasferte a una società in grado di fare le cose per bene come l’Atletica Paratico ha portato il sodalizio a crescere nei numeri e poi anche nella qualità.

Perché “no stadia”
Dici “Atletica Paratico” e pensi a campestri, montagne e corse su strada: il club non ha mai provato a dedicarsi alla pista, ma per ragioni oggettive, a partire da un campo sportivo che, anche nel momento dell’ultima riqualificazione, non ha mai contemplato un anello da 400 metri. Questo non ha impedito di portare avanti un settore giovanile anche discretamente numeroso (tra i 50 e i 60 ragazzi) che si allenavano per strada: una “via” comunque complicata senza un impianto e divenuta impraticabile dopo la pandemia.
Patrimonio organizzativo
L’Atletica Paratico lascia anche un esempio calzante di cosa significhi organizzare sapendo convogliare al meglio le proprie forze. Anche in questo caso partiamo dai numeri, che raccontano di 32 edizioni del Grand Prix del Sebino, 31 del Memorial Pierluigi Plebani, altrettante della Marciacorta, tre edizioni del Bronzone Trail e due del Corno Cross, ma anche dalla capacità di convogliare 180 volontari pronti a dare una mano in un ambiente in cui l’amicizia e il rispetto sono sempre valori ai primi posti.

Fin qui le competizioni: per ben descrivere lo spirito del club quando l’idea sia “metter su” un momento di gara o confronto però sono forse più esemplificativi l’allenamento collettivo per i tesserati che nel 2025 ha sostituito il “Plebani” oppure l’Esagonale di corsa campestre, una gara quest’ultima nata per permettere a quelle scuole medie del territorio (a volte cinque, a volte anche otto ma molto spesso sei: di qui la definizione “esagonale”) che non avevano la possibilità di aderire ai Campionati Studenteschi o ai Giochi della Gioventù per il cross.
Un altro esempio importante dello “spirito Paratico” si può enucleare dalle cinque prove di staffetta non a carattere agonistico ma dall’alto valore simbolico organizzate tra maggio e giugno 2020 al termine della fase più dura della pandemia da Covid-19: prima da Paratico a San Benedetto di Lugana, frazione di Peschiera, e in contemporanea da Paratico a al Passo del Tonale, superando rispettivamente il confine veneto e il confine trentino come momento di suggestione ricordando quando le regioni erano “chiuse”; poi la Paratico-Passo Ca’ San Marco (transitando dal cimitero di Mezzoldo dove riposa l’amico Raimondo Balicco, da poco scomparso in quel tragico anno), il “giro dei due laghi” (Iseo ed Endine) e il giro del lago d’Iseo percorrendo tutte le creste delle montagne che circondano il bacino per un dislivello complessivo di 4600 metri.

Undicesimo comandamento
All’Atletica Paratico va dato grande merito, in questi anni, di aver sempre onorato al meglio la “sacralità” delle manifestazioni con titoli in palio, fossero essi Campionati Regionali, Italiani, Europei o Mondiali. «Abbiamo sempre creduto in questo tipo di competizioni – il mantra di Tengattini –, le corse più “commerciali” che oggi vanno sicuramente per la maggiore non ci hanno mai appassionato. Crediamo che le prove istituzionali debbano essere valorizzate al meglio a livello di calendario, limitando al massimo la concorrenza di altre manifestazioni nella medesima domenica almeno a livello provinciale e regionale». Un altro caposaldo del Paratico-pensiero destinato a restare in eredità al mondo dell’atletica ben oltre il “traguardo” finale del 31 dicembre 2025.
Cesare Rizzi



