Montagna Express ha partecipato al Valtellina Wine Trail. Dalla nostra inviata Sara Taiocchi, il racconto all’interno della gara. «à quando ti senti bene che cominci ad apprezzare tutto ciò che ti sta intorno. Corriamo lungo i filari delle vigne che producono alcuni fra i migliori rossi dāItalia, attraversiamo meleti e suggestivi borghi di pietra, abbarbicati su colline terrazzate, per non sprecare nemmeno un metro di terraĀ».

Tirano, ore 8.48 di sabato 5 novembre. Piazza Cavour ĆØ sgombra e il palco ancora in silenzio. La pioggia scende costante, seppur leggera come previsto dal meteo, anzi i meteo perchĆ© ne avrò consultati almeno cinque diversi. Ritiro il mio pettorale e mi viene consegnato un bicchierino per i ristori, a garanzia della campagna “Io non getto i miei rifiuti”, ma in realtĆ non ho ancora deciso cosa fare.
Tra i volontari indaffarati, riconosco Marco De Gasperi, uno degli ideatori di questa competizione sportiva, capace di abbracciare la valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti. Ci salutiamo e gli confido i miei dubbi. Non so se siano state le sue parole, dense dell’esperienza del campione e di mille gare corse o se sia stata semplicemente la voglia di mettermi in gioco, anche in queste condizioni meteo poco promettenti. Ciò che conta ĆØ che ho preso le spillette e ho fissato il mio pettorale in vita: #513.
Gli altri concorrenti sembrano entusiasti, persino gasati dalla pioggia, tanto che qualcuno balla incurante sotto le gocce che, via via, si fanno più intese ed altri, si mettono in fila dietro la linea di partenza, armati di soli calzoncini e canottiera. Sembriamo un mucchio di Don Chisciotte, ma la folla intorno a noi ci guarda con gli occhi sgranati, quasi ammirati. E questo un po’ ci gratifica, diciamolo. Ć un attimo e praticamente mi ritrovo a correre, senza essermi accorta della partenza. Tifo, battimani, le prime immancabili battute: Ā«Dai, dai che ĆØ lunga!Ā».
Ć solo il primo passo, poi la mente si svuota. O si riempie di tutt’altri pensieri che fanno scorrere i passi, i chilometri con una naturalezza che non si può davvero spiegare. Un trail ĆØ un’esperienza mistica, in qualche modo e anche qui, in Valtellina, succede la stessa cosa. Percorro la prima decina di chilometri in una sorta di apnea concentrativa e purtroppo mi godo poco i paesaggi, i sorrisi delle persone, ma ascolto soltanto quello che mi sta dicendo il mio corpo.

Poi la prima vera salita mi risveglia. Raggiungiamo il punto più alto del percorso a Teglio, presso la Torre “de li beli miri” a 860 m, non ĆØ una gran quota, ma l’aria frizzantina della sbiancata delle alture si fa sentire. Al ristoro mi attende l’Ale – il mio fidanzato – infreddolito e avvolto nel suo guscio giallo, che mi riporta alla realtĆ : Ā«Sei al 18° chilometro, adesso puoi andare!Ā». Ero convinta di aver appena superato il 10°. Una sferzata di fiducia, che mi motiva a tenere duro e corricchiare le piccole salite, spingendo un pochino di più in discesa, la mia specialitĆ . Oltre a ciò, mi sostiene il pensiero dei pizzoccheri fatti a mano, riservati a tutti i partecipanti: grande stimolo a concludere.
Ć quando ti senti bene che cominci ad apprezzare tutto ciò che ti sta intorno. Corriamo lungo i filari delle vigne che producono alcuni fra i migliori rossi d’Italia, attraversiamo meleti e suggestivi borghi di pietra, abbarbicati su colline terrazzate, per non sprecare nemmeno un metro di terra. La gente ĆØ entusiasta e il tifo ĆØ costante e festoso per tutti i 42 km: bambini, musica, saluti, mi prendo il tempo di scherzare e di ballare in molti dei numerosi e ricchi ristori previsti.
Intravedo, dopo la Madonna del Carmine, Castel Grumello, l’ultima roccaforte prima dell’arrivo. La torre si staglia nel verde delle vigne e non vedo davvero l’ora di arrivarci. Lungo la salita, incontro Elena, una milanese tosta e determinata. Cominciamo a chiacchierare e scherzare e guadagniamo insieme qualche posizione. Passo dopo passo, ci confrontiamo nella corsa ed ĆØ un vero peccato non abitare vicine: allenarsi insieme sarebbe un piacere.

Stiamo arrivando a Sondrio. Sentiamo la gente, sentiamo il traguardo. Quando comincia il lungo corridoio per le vie del centro, ci diamo la mano e comincio a sorridere e trattengo il solito magone che mi fa uscire malissimo nelle foto d’arrivo. Che poi, ĆØ tutta emozione e adrenalina, quindi va bene anche la foto brutta. Tagliamo il traguardo in 5h9’44” con una coppia di sorrisi che la dice lunga su questi straordinari 42 km di fango, bellezza e passione.
Sara Taiocchi