Fabio Bazzana, il giovane skyrunner di Cene che ha lasciato la bici per la montagna – Vi proponiamo l’intervista a Fabio Bazzana pubblicata sul periodico Araberara in data 8 giugno 2012.
(di Enula Bassanelli) Si chiama Fabio Bazzana, ha 24 anni, ĆØ una stella nascente dello skyrunning. Una stella un poā misteriosa che brilla in alcune gare poi si eclissa per certi periodi e di nuovo ricompare nel mondo delle competizioni. Il motivo per cui ĆØ rimasto lontano dalle skyrace per un intero anno lo svela egli stesso, lui che cerca la competizione ma che ĆØ attratto dalla montagna a 360 gradi e che ha sentito forte il richiamo delle cime più alte tanto da dedicarvisi totalmente lasciando perdere, per una stagione, tutto il resto.
Fabio abita a Cene in localitĆ Monte Bue e lavora nellāattivitĆ storica della sua famiglia, fa il venditore ambulante di formaggi e salumi: āUn lavoro molto impegnativo ma che mi lascia comunque lo spazio per allenarmiā. Unāadolescenza condita dallāamore per ciclismo, finchĆ© ha capito che non si trattava di un amore completo, che quello sport non lo soddisfava del tutto, e che doveva cercare qualcosāaltro: āHo smesso di correre in bici perchĆ© non ero un vincente, sentivo che dentro di me c’era qualcosa da esprimere ma la bici non me dava la possibilitĆ , la tenevo solo come passione, ma poi la montagna me lāha fatta dimenticare, ero stanco di stare in mezzo al traffico. Il ciclismo ĆØ uno sport bellissimo creato dall’uomo ma che ora lāuomo sta distruggendo, sono pochi i posti dove vorrei ritrovarmi a pedalare, la bicicletta mi viene in mente solo quando a correre mi fanno male le gambe, ma piuttosto della bici preferisco usare gli skirollā.
La scintilla dello skyrunning si accende improvvisa nel 2008 quando viene a sapere che sulle Orobie si sarebbe disputata lāOrobie Skyraid: āIncuriosito, quella domenica sono salito al Rifugio Coca per osservare la gara. Nel vedere i corridori ho capito che… volevo essere anche io uno skyrunner, uno di loro. Io adoro la montagna, sia d’inverno che d’estate e allo stesso tempo mi piacciono lo sport e la competizione, ma prima del 2008 in montagna ci andavo da soloā.
In quello stesso anno lāesordio alle gare alla Mezza del Trofeo Kima: āCi sono andato grazie al mio compaesano Marco Zanchi, conosciuto tramite una mia collega di lavoro – prima lavoravo alla Promatech – di nome Lucia, sorella del casnighese
Luca Imberti. Luca si ĆØ rivelato per me, e lo ĆØ tuttora, il punto di riferimento per andare ad esplorare posti nuovi in montagna sia a piedi che con gli sci dāalpinismo. Zanchi, che con Luca ha fondato la squadra IZ, ĆØ la persona che mi ha introdotto nell’ambiente gare, ambiente in cui mi sono trovato subito bene, ho iniziato cosƬ col Kima e subito ho dimostrato di andare forte in salita e di essere una frana in discesaā.
Una passione per le skyrace intervallata da altre esperienze. Per un certo periodo ti sei dedicato ai trail (gare in montagna su lunghe distanze)? āDire che mi sono dedicato alle trail ĆØ sbagliato, ne ho fatte solo due a fine stagione, una l’ho vinta e nellāaltra mi sono classificato quarto. Più precisamente ho vinto il Maddalena Urban Trail di 43 km in 5h2ā23 e sono giunto quarto al Trail del Monte Casto (42 km) con il tempo di 4h19ā38ā.
Allora cosa hai fatto lāanno scorso, se non ti sei dedicato ai trail? āL’anno scorso si può dire che sia stato un anno sabbatico, ho evitato le competizioni, mi sono dedicato completamente alle grandi montagne, quelle che non si fanno di corsa con le scarpette, poi a fine estate ho ricominciato a correre e siccome la stagione era finita restavano solo le trailā. Solo due gare di trail ma Bazzana si ĆØ giĆ fatto unāidea anche in merito a questo tipo di gare: āLe trail le considero poco sotto l’aspetto della competitivitĆ . A me piacciono le lunghe distanze ma fino ad un certo punto: oltre i 50-60 chilometri le vivo come un lungo viaggio piuttosto che come una gara. Ritengo che alcuni atleti di alto livello prendano il via alle trail solo perchĆ© spinti dalle aziende, l’Ultra Trail del Monte Bianco di 180 km mi sembra un’autodistruzione, non parliamo del Tor des GĆ©ants di 330 chilometriā.
Le montagne che, come dice lui, ānon si fanno di corsa con le scarpetteā, sono le Grandi Montagne: āHo fatto quello che un indomani avevo paura di non poter più fare, cioĆØ le grandi montagne come il Cervino, il Rosa e tante altre. Era una mia ambizione personale che volevo esaudire subito, e sono sicuro che queste esperienze me le porterò nei momenti di difficoltĆ durante le gare, adesso che sono tornato alle skyā.
Non bastavano le skyrace, le trail e le grandi montagne, Bazzana pratica anche lo sci alpinismo: āDi sci alpinismo ne faccio tantissimo, per me ĆØ il modo migliore di andare in montagna, ĆØ una passione nata sempre nel 2008 e spero che negli inverni prossimi la neve cada più abbondante. Quest’anno ho cominciato anche con le gare e mi sono tolto delle belle soddisfazioni con degli ottimi piazzamenti… Mi ĆØ mancata solo la vittoriaā.
Il 13 maggio di questāanno ha esordito con le scarpe da corsa, lāoccasione ĆØ stata il Giro del Giongo a Villa dāAlmĆØ: āDalla metĆ di ottobre fino alla domenica del Trofeo Parravicini ho solo fatto sci alpinismo, il lunedƬ ho rimesso le scarpe e domenica al Giongo mi sono piazzato al nono posto. Benissimo in salita ma un disastro in discesaā. La divisa ĆØ quella della Valetudo: āIn squadra mi trovo benissimo e devo ringraziare il presidente Giorgio Pesenti perchĆ© ĆØ un valido punto di riferimentoā. Le sue ambizioni si concentrano su tre gare: āVorrei fare bene al Sentiero 4 Luglio, al Trofeo KIMA e allo Scaccabarozzi, tre gare che per me sono il simbolo delle skymarathon in Italiaā.
Correre in montagna ĆØ una triplice sfida: āStai affrontando i tuoi avversari, te stesso e le difficoltĆ della montagna. Mi piace fare sport in un ambiente dove la natura la fa da padrona e ho la possibilitĆ di ascoltare i suoi rumori e ascoltare me stesso, sia le mie gambe che la mia testa. Correre in montagna mi dĆ modo di liberare il brio che ho nelle gambe, liberare e sviluppare i pensieri e i problemi della vita, cercando a volte nella montagna delle risposteā.
Una frase di Valerio Bertoglio (affermata guida alpina e precursore italiano dello skyrunning) rimane stampata nella mente di Fabio, una frase in cui si identifica. La frase recita: āIl senso di libertĆ che provo a correre in montagna mi dĆ la forza di ribellarmi nella vita, di non sottomettermi alla normalitĆ , io dentro mi sento un maratoneta della montagna… un alpinista ribelle!ā.