Il team di tecnici che assiste gli atleti in una gara ciclistica ĆØ una squadra dal meccanismo perfettamente oliato, coi nervi saldi, prontezza e competenza senza pari. Tutto puĆ² succedere, la sicurezza e spesso anche l’esito della corsa dipendono dalla rapiditĆ di intervento di questi meccanici che poco hanno da invidiare agli uomini dei pit-stop di Formula 1; con la differenza che il loro lavoro si svolge, per di piĆ¹, āal voloā, da dentro una vettura in movimento e spesso con vere e proprie acrobazie.
Sulle loro inconfondibili ammiraglie blu, gli uomini di Scott Technical Support prestano servizio alle gare di corsa su strada, spostandosi su tutto il territorio italiano. Li incontriamo sul finire della stagione, in terra bergamasca, ad un appuntamento internazionale. Vertova, comune antico stretto fra il fiume Serio e il monte Cavlera, brulica di voci straniere e di biciclette tirate a lucido. La due giorni ciclistica che sta per invadere le strade della Valle Seriana ĆØ riservata alla categoria juniores.
Un impegno gravoso che la San Marco Vertova, societĆ a capo dellāevento, si accolla da 46 anni. Ma questa gara ĆØ linfa vitale per il mondo del ciclismo. Lo sa bene il presidente Alberto Magni: quando la sera della domenica tirerĆ il fiato e guarderĆ indietro ai due giorni di competizioni, saprĆ in cuor suo che ne ĆØ nuovamente valsa la pena.
Italia, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Russia, Svizzera, Belgio, Germania, Francia. Giovani sportivi da tutta Europa sono arrivati a Bergamo portandosi appresso una valigia piena di sogni. Il traguardo di Vertova, da sempre, vale come metro di misura. Chi lo taglia nelle prime posizioni, resistendo a una selezione finissima dopo 134 km e sei gran premi della montagna (il Casnigo del resto non perdona mai), puĆ² guardare agli anni a venire con una certa sicurezza e immaginarsi ancora in sella a pedalare verso traguardi sempre piĆ¹ importanti.
A Vertova splende un tiepido sole. Rumore di pedali che si agganciano, i corridori si riuniscono sotto lāarco di partenza. Rapidamente risale la Valle Seriana il gruppo scortato dalla scia delle ammiraglie. Al seguito anche tre vetture Scott Technical Support. Ognuna dispone di quattro bici Scott ultimo modello di alta gamma e in carbonio, otto coppie di ruote Shimano e un frigorifero per il rifornimento idrico. Per i tecnici Scott la gara puĆ² entrare nel vivo in qualsiasi istante, molto prima che si accenda la bagarre in testa al gruppo.
Concentrato e vigile su ciĆ² che accade davanti a noi, Nazzareno Cazzaniga guida lāammiraglia Scott di cui siamo ospiti. Nel ruolo di meccanico Stefano Casiraghi: ripara i guasti improvvisi e sostituisce i mezzi dei concorrenti, in completa sintonia con il lavoro di chi ĆØ alla guida. Il loro servizio ĆØ definito āneutroā, perchĆ© indipendente e supplementare allāoperato delle squadre.
Nazzareno scruta il gruppo con aria pensierosa, sebbene questāoggi non sia in corsa per dirigere e dare consigli. Qualche anno fa, invece, percorreva le stesse strade in veste di direttore sportivo. Con lui, due giovanissimi atleti brianzoli in forza alla Ciclisti Monzesi. Era il 1981 quando, dallāammiraglia, il diesse assisteva al trionfo di uno dei suoi corridori piĆ¹ promettenti. Il ragazzo con la maglia della Ciclisti Monzesi che sullo strappo finale di Vertova aveva fatto il vuoto ed era giunto a braccia alzate sulla linea del traguardo si chiamava Gianni Bugno.
Un tuffo nei ricordi, poi si torna al presente. Sono stati percorsi giĆ 40 km e il plotone viaggia verso sud dopo aver toccato lāabitato di Ardesio. Si rimane allāerta, ma per diversi chilometri il gruppo non ha bisogno di supporto. Ne approfittiamo per fare una telefonata. Dallāaltro capo dello smartphone, Gianni Bugno. Mentre noi seguiamo i ciclisti, lui fa una corsetta al parco. Gianni, che ricordi conservi della vittoria da juniores alla gara internazionale di Vertova? Ā«Quanto tempo ĆØ passato?Ā» Risponde sorpreso. Ā«La ricordo come una gara ben organizzata e molto competitivaĀ». Il diesse concorda, e completa lāanalisi di Bugno. Ā«Ć una gara importante e dura. Se la porti a termine tra i primi, davvero vuol dire che hai qualcosa in piĆ¹ degli altri. Quellāanno il sabato si disputĆ² la cronometro vinta dallāatleta di casa Stefano Tomasini, mentre la domenica, nella prova in linea, venne il turno di BugnoĀ».
Non finƬ con il timbro del futuro campione del mondo la striscia vittoriosa della Ciclisti Monzesi. Lāanno seguente, infatti, ad imporsi fu Mario Scirea. Ā«Tutti marcavano Bugno, il favorito, cosƬ lasciarono andare in fuga Mario che arrivĆ² solo al traguardoĀ». Oltre alle due stelle della Ciclisti Monzesi, lāalbo dāoro del Trofeo Paganessi reca i nomi di Alessandro Paganessi, Michael Rogers, Fabian Cancellara, Alexandre Kolobnev, Jacopo Guarnieri, Matteo Trentinā¦
La gara procede senza intoppi. Quando deve intervenire per risolvere un problema meccanico, Stefano ĆØ veloce. In principio alle rampe di Vertova si concentrano gli incidenti meccanici. Cambiando la moltiplica allāultimo momento, mentre ĆØ in trazione, gli atleti creano ingorghi in fondo al gruppo. Stefano guizza fuori dallāammiraglia, sostituisce le bici, risale in auto, si arrampica agile sul tettuccio per resettare i cambi fuori uso. Ā«Si lavora molto di piĆ¹ con i giovani che con i professionisti – racconta il meccanico di Scott -. Le formazioni juniores non hanno a disposizione le risorse dei grandi team e i loro atleti usano a lungo le stesse ruote. I pezzi pertanto si usurano e sono piĆ¹ soggetti a rottureĀ».
Ultimo passaggio sul Casnigo, il gruppo ormai si ĆØ sbriciolato. Soltanto chi ĆØ restato nel drappello di testa puĆ² ambire alla classifica. Lāequipaggio Scott passa informazioni via radio alle altre vetture del servizio tecnico. Sotto la preziosa direzione di Giancarlo Rinaldi, meccanici e piloti si scambiano indicazioni sui distacchi e sulla composizione dei gruppi. Le vetture si portano nelle postazioni strategiche per gestire con efficacia anche queste concitate fasi finali. Gesti poco visibili da fuori, ma che possono fare la differenza e determinare lāesito di ogni gara.
Un atleta francese ha un problema al deragliatore, cosƬ Nazzareno e Stefano si attivano. Ā«Do you wanna change the bike?Ā», gli gridano dal finestrino. Ā«NoĀ».Ā Il ragazzo ci scansa e volta la testa da un’altra parte. Stremato, la sua corsa finisce in anticipo.
Intanto, davanti, si consuma lāimpresa dello svizzero Marc Hirschi. Evade dal gruppo sul Casnigo e guadagna un margine che gli consentirĆ di portare a termine la fuga. Vince in 3h16ā58ā, tenendo una media di 40,819 chilometri orari. A 38 secondi lāitaliano Filippo Zana, a 1ā02ā Alberto Zanoni. Poi il danese Anthon Charmig e il figlio dāarte Alexander Konychev. Nomi buttati lƬ, nomi che rileggeremo nei prossimi anni. E ancora una volta, Alberto Magni e tutta la sua San Marco Vertova, potranno esclamare: Ā«Vedi, sono passati da noi, li abbiamo premiati, avevano solo diciotto anniĀ».
Enula Bassanelli
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