
L’efficacia dei controlli antidoping nell’atletica è stata messa in discussione da David Howman, presidente dell’Athletics Integrity Unit, intervenuto alla Conferenza mondiale 2025 sul doping nello sport. Secondo l’AIU, l’attuale sistema non riesce a intercettare in modo adeguato il doping d’élite, rendendo necessari cambiamenti strutturali e un approccio più mirato.
Il presidente dell’Athletics Integrity Unit, David Howman, ha espresso una valutazione critica sull’efficacia del sistema antidoping nell’atletica di alto livello, affermando che gli atleti che fanno uso intenzionale di sostanze proibite «riescono ancora a eludere i controlli».
L’intervento è arrivato durante la Conferenza mondiale 2025 sul doping nello sport, svoltasi a Busan, in Corea del Sud. Howman ha sottolineato come l’attuale sistema, pur disponendo di programmi educativi strutturati, fatichi a incidere sui trasgressori intenzionali ai vertici della prestazione: «Non siamo abbastanza efficaci oggi nel catturare chi bara».
Il dirigente neozelandese, che in passato ha guidato la World Anti-Doping Agency per tredici anni, ha riconosciuto che anche l’Athletics Integrity Unit – l’organismo indipendente incaricato dell’integrità dell’atletica mondiale – non intercetta un numero sufficiente di casi, nonostante le indagini condotte abbiano già portato a sanzioni di rilievo. «Sono necessari miglioramenti significativi», ha ammesso.
Secondo Howman, il rischio principale è che l’inefficacia del sistema finisca per minare la credibilità del messaggio dello sport pulito, proprio nel momento in cui l’atletica è chiamata a tutelare la correttezza delle competizioni di massimo livello.
Per questo ha invitato a superare un approccio antidoping basato prevalentemente sulla conformità agli standard, proponendo un modello più ambizioso, fondato su indagini mirate, ricerca scientifica avanzata e una collaborazione più stretta tra WADA e le organizzazioni antidoping più evolute.
Al centro della strategia indicata dall’AIU resta il principio del lavoro “intelligence-led”: «Il test giusto, sull’atleta giusto, al momento giusto». Un’impostazione che, secondo Howman, rappresenta l’unica strada per individuare forme di doping sempre più sofisticate e tutelare in modo credibile gli atleti che competono nel rispetto delle regole.


