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venerdì, Marzo 29, 2024

Dario Rigonelli: la sua lunga carriera da skyrunner fatta di obiettivi e consapevolezza

Lecco, novembre 2021. Dario Rigonelli è un atleta di montagna che, più che parlare di sé, lascia parlare i risultati, ottenuti anno dopo anno. Reduce dall’ottavo posto alla Bellagio Skyrace, anno di nascita 1977, è tecnico di un’azienda che si occupa di automazione ed impianti elettrici. Lecchese, nel tempo libero si diletta tra le gare e la famiglia, allenandosi tra il Monte San Genesio e il parco di Montevecchia.

Fino ai vent’anni d’età è stato un giocatore di calcio con la passione per la montagna, ma il tutto si trasforma quando un gruppo di amici lo coinvolge nella gara Monza Resegone (dove nel 2018 raggiunge il record dalla salita da Erve alla Capanna Monza, record tutt’ora imbattuto). Da qui tutta la sua vita cambia e gli obbiettivi iniziano ad essere altri: corsa in montagna e skyrunning. Le gare si susseguono ed anche i risultati di rilievo. Non ha mai mancato un’edizione della Resegup, fino ad arrivare a gare più impegnative come il Kima. Rigonelli però non è solo un appassionato di corsa, ma bensì di tutto ciò che riguarda la montagna. Tra cui lo sci d’alpinismo, le scalate e le gite tra gli altipiani, oggi percorsi con la sua famiglia.

Dario Rigonelli Trofeo Kima
Dario Rigonelli al mitico Kima. Photo credit Trofeo Kima

Come hai fatto, partendo da una carriera da calciatore, a prepararti ad affrontare gare di corsa in montagna estremamente impegnative e a raggiungere risultati sempre di spessore?

Dario Rigonelli risponde con semplicità, dice che la corsa è la sua grande passione. E afferma di seguire un allenamento per lo più da autodidatta, che rafforza con una preparazione affidata al gruppo sportivo Virtus Calco. Il tutto nasce da un attento ascolto del proprio corpo, unito ad un’attenzione al proprio vissuto psicologico. Le gare predilette sono dai 30 km in su dove ciò che conta per Dario è il divertimento ed il poter controllare la propria performance su distanze un po’ più lunghe, sapendo dosare la fatica all’obbiettivo di concludere la gara nel migliore dei modi.

Distanze così lunghe permettono di capire quali sono i propri limiti e fino a quando si possa spingere. C’è più margine di ottenere buoni risultati su una gara medio lunga, piuttosto che una gara corta. Questo non lo spaventa, in quanto, come detto, nella sua prima gara ha avuto grossi problemi fisici, ma la voglia di arrivare all’arrivo e di raggiungere un obbiettivo di gruppo, l’ha spronato a non mollare. Questo spirito di resistenza e di orientamento al risultato lo ha accompagnato durante tutte le sue gare. La corsa è quell’elemento che gli permette di mantenere il rapporto con la montagna ed il confronto con se stesso e con le proprie capacità.

La cosa più adrenalinica è percepire il proprio cuore che pulsa e la “velocità” della gara ed il dover sentire a pieno tutte le emozioni che un tale stato mentale ti provoca. Un aspetto importante è anche la gestione dello sforzo fisico e delle endorfine che tale sforzo genera. Esiste una forte correlazione tra mente e corpo, in quanto lo sforzo fisico necessita di una capacità di regolazione emotiva e psichica. Un grosso sforzo ed orientamento al risultato richiedono una buona padronanza dei propri vissuti psicologici e della possibilità di poter dare il massimo in breve termine. Per Dario Rigonelli queste distanze sono una possibilità per mettere tutto se stesso nella performance; sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista psicologico.

Dario Rigonelli scialpinismo
Dario Rigonelli in versione scialpinista

A tal proposito, quali sono le tecniche psicologiche che ti aiutano a resistere allo sforzo fisico?

«Una tecnica specifica non c’è, quello che conta è sentirmi appagato e, per questo, metto in atto tutte le strategie che mi permettono di resistere. Una di queste è continuare a spingere sia a livello fisico sia a livello psicologico. Per arrivare in fondo alla gara e mantenere le posizioni».

Rigonelli fa emergere una forte autodisciplina e senso del dovere che si riscontrano in molti atleti, in quanto la prestazione è correlata al dover raggiungere certi obbiettivi. Questo è facilitato da un’apertura al mondo che ci circonda. Infatti, l’atleta del team Osa Valmadrera sorregge questo sforzo fisico e psichico anche grazie al tifo proveniente dal pubblico e dalla personale consapevolezza che all’arrivo ci sarà la propria famiglia ad attenderlo.

Avere delle forti motivazioni esterne permette di gestire e di affrontare la gara in maniera più consapevole. Apprezzandone anche i lati più belli, che non sono solo la fatica e lo sforzo, ma sono ad esempio il vero motivo per cui si sta facendo la gara. Per raggiungere risultati importanti, o anche solo per finire una competizione, non bastano la perseveranza e l’obbiettivo di raggiungerli. È necessario l’appagamento di ciò che si sta facendo. Avere un obbiettivo più elevato, o metacognitivo, permette di fare il salto di qualità tra il partecipare e il competere per un obbiettivo.

Quando sopraggiunge la fatica il motto è “arrivare in fondo”, perché è l’appagamento che si ha durante la corsa e alla fine che ripaga tutti gli sforzi. Per questo in una stagione si possono fare anche 20 gare. La soddisfazione che si raggiunge stimola a competere di nuovo e aumenta la consapevolezza di se stessi. Avere una buona consapevolezza di sé permette di essere sicuri di quanto si vale e di quanto si può ottenere. Anche quando si è chiamati a gareggiare in gruppo.

Dario Rigonelli Monza Resegone
Alla Monza Resegone. Photo Colombo

Qual è la gara che ricordi di più?

«Sicuramente è la Monza Resegone che ho rifatto più volte – dice Dario Rigonelli -. La trovo una gara che mi permette non solo di raggiungere una buona consapevolezza di me stesso, ma necessita di empatia». Empatia, cioè di saper cogliere i limiti e le potenzialità dell’altro senza giudicare, ma solo fidandosi e credendo nell’altro. Infatti, lo sport, come altre poche cose nella vita, ti permette di metterti di fronte ai tuoi limiti, alle tue capacità e alla tua condizione: quella di essere una creatura sola. È solo da questa consapevolezza che può nascere l’empatia per gli altri.

Per Rigonelli la Monza Resegone è un’emozione dall’inizio alla fine in quanto si svolge in contesto notturno e si corre in trio. Questo significa che bisogna rispettare tutti i compagni con le loro difficoltà o punti di forza. Dal punto di vista dell’aspetto psicologico, il competere in gruppo aumenta il rapporto tra gli atleti e la capacità di empatia, cioè sapersi mettere nei panni degli altri. Inoltre il confronto con gli altri innalza sicuramente l’autostima anche verso se stessi.

Dario Rigonelli skyrunner
Rigonelli con la famiglia in gita in montagna

Come riesci a conciliare il lavoro, famiglia ed allenamento, dato che non sei un atleta professionista?

«Il fattore essenziale è la passione. Senza di essa non è possibile raggiungere nessun obbiettivo. Se c’è qualcosa che ti smuove e che ti fa battere il cuore, quello è l’indicatore per non desistere e per perseverare. Sicuramente, se hai una passione, sono più i motivi che ti spingono a fare quello sport, piuttosto che i limiti. Questo comporterà senz’altro sacrifici, ma il tutto viene ripagato dalla sensazione che si prova dopo. Una sensazione di benessere con se stesso e di predisposizione a coltivare i rapporti con gli altri, in primis con la mia famiglia».

Quale insegnamento vorresti trasmettere ai tuoi figli?

«Mi piacerebbe trasmettere la passione per la montagna, che trovo sia una metafora della vita. Mi spiego. Tu ti puoi preporre di raggiungere una cima, ma ci sono mille fattori che possono interporsi e che non riescono a farti raggiungere il risultato. Ma l’obiettivo, la cima, rimane lì, continua ad esserci. E può essere raggiunto un’altra volta. Il messaggio è che se uno ha un obbiettivo in qualche modo esso viene raggiunto. A volte si cade, a volte ci si rialza. Per i miei figli mi considero un esempio, in quanto pratico sempre molti sport di montagna e per me questa è una palestra di vita. Sono consapevole – conclude Dario Rigonelli – che poi i miei figli possano seguire altre strade, ma se hanno dei buoni esempi fin da piccoli questo è sicuramente un elemento di forza nelle loro mani».

Claudia Bassanelli
Psicologa clinica e neuropsicologa
Mental trainer

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