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giovedƬ, Aprile 25, 2024

Els 2900 Alpine Run: sfidando i limiti dello skyrunning

Els 2900 Alpine Run: alla sua prima edizione, ĆØ destinata a diventare uno dei punti di riferimento per la corsa estrema in montagna. Assai ristretto il numero dei partecipanti, tra loro l’ultrarunner italiano Nicola Bassi, che racconta il fascino e le difficoltĆ  di questa competizione svoltasi nel Principato di Andorra il 30 ottobre e l’1 novembre 2015.

Els_2900_Alpine_Run_2015_Andorra_02_photo_credit_organizzazione

Organizzata nel Principato di Andorra da Matthieu Lefort e Carles Rossel Falco, percorre 70 km e 6500 m d+ toccando le 7 cime piĆ¹ alte del paese, tutte intorno ai 3000 m slm.Ā Questa prima edizione ha visto al via 50 atleti altamente competitivi e motivati, selezionati dagli organizzatori fra centinaia di curriculum gare ricevuti.Ā ĆˆĀ una competizione che rappresenta la risposta a tutti coloro che reclamano a gran voce una gara dura e iperā€“tecnica, dove non ci sono compromessi, dove ĆØ necessaria una costante luciditĆ  mentale per affrontare in sicurezza il percorso. Le ā€œreti di protezioneā€ in caso di caduta qui non esistono.

I concorrenti devono essere ben preparati e avvezzi al terreno di gioco.Ā CiĆ² si evince anche dalla lista del materiale obbligatorio che pone come unico vincolo avere imbrago, set da ferrata e casco.Ā Tutto il resto ĆØ a discrezione dellā€™atleta che si ritiene abbia la necessaria confidenza con le condizioni di terreno e climatiche che dovrĆ  affrontare. La responsabilitĆ  della scelta ĆØ lasciata a lui. Come si presume debba essere per qualsiasi attivitĆ  in montagna.Ā La temperatura potrebbe andare spesso sotto zero e il vento diventare veramente feroce.

Nessuna indicazione su quale colonna dā€™acqua deve reggere il guscio. Il certificato medico non serve.Ā Non ĆØ obbligatoria nemmeno la pila frontale, nonostante la partenza sia a mezzanotte.Ā Quello che rende unica questa competizione ĆØ la tecnicitĆ  del terreno. Il percorso ĆØ durissimo. La difficoltĆ  vera non sta nel dislivello positivo.Ā Ghiaioni, pietraie, pendii terrosi pronti a cedere sotto i piedi.Ā La partenza ĆØ in salita, il gruppo si sgrana. Dopo poco il percorso si presenta giĆ  ā€œbrutaleā€ e inizia subito a farci capire che questa non sarĆ  una corsa come le altre.

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Le creste affilate, particolarmente aeree su rocce instabili, mettono alla prova lā€™equilibrio e la capacitĆ  di muoversi in presenza di tratti particolarmente esposti. Strappi e picchiate si susseguono senza tregua per la felicitĆ  di ginocchia e quadricipiti. Portare al traguardo e integre le caviglie ĆØ un obiettivo abbastanza complesso che richiede costante attenzione e concentrazione. I pochi tratti semi pianeggianti non vanno percorsi in relax ma sono da correre alla massima velocitĆ  per recuperare tempo prezioso. I numerosi e delicati passaggi con neve ghiacciata sono da aggredire con il ā€œcoltello fra i dentiā€, cercando di non scivolare lungo i ripidi versanti ghiacciati.

Avanziamo lentamente per ripidissime pietraie, in discesa molto piĆ¹ lentamente rispetto alla salita. Bella beffa. Devo riconoscere che come in nessun altra gara mi sono ritrovato ad ammettere che uno scivolone inopportuno su quel pendio ghiacciato avrebbe comportato conseguenze molto gravi.Ā Fiore allā€™occhiello di tutto il percorso sono due tratti in cui le difficoltĆ  da affrontare diventano decisamente superiori. Il primo si incontra al km 25 e si affronta quindi in piena notte.

Una vera e propria ferrata che, con una bella sequenza di pioli infissi direttamente su lisce placche verticali, passa attraverso una serie di tetti e fantastici ed esposti traversi completamente nel vuoto. Il secondo invece ĆØ nel finale, ma solo per chi vi arriverĆ  entro le 16:30 del pomeriggio, la Cresta dels Malhivernes. Da affrontare negli ultimi chilometri di gara, quando la stanchezza, soprattutto mentale, si fa sentire. Eā€™ una cresta alpinistica, con serie di denti e piccoli torrioni rocciosi. Attrezzata per lā€™occasione con corde fisse, ĆØ particolarmente aerea ed esposta. Una bella botta di adrenalina finale.

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Un aspetto da non sottovalutare sono anche i ristori, perchĆ© decisamente pochi su un tracciato cosƬ lento e complesso dove i tempi di percorrenza si allungano a dismisura. Il primo ristoro solido si trova al 25Ā°km, gli altri due al 42Ā° e 55Ā°km.Ā Decisamente vincolanti sono i cancelli orari, nemmeno paragonabili a quelli delle nostre sky-marathon.Ā Non ĆØ concesso prendere tempo per affrontare le difficoltĆ  con calma e tranquillitĆ .Ā Qui i cancelli sono strettissimi, giĆ  dal primo. ƈĀ necessario partire a tutta e spingere fino alla fine.Ā Io ho finito la corsa in 17h34ā€™, 6Ā°assoluto e sono riuscito a passare il cancello per accedere alla complessa cresta finale del Malhivernes per 30ā€™ circaā€¦.meno di 10 concorrenti dei venti giunti al traguardo lā€™hanno percorsa.

In questa prima edizione il meteo e le condizioni del percorso sono state particolarmente favorevoli. Nonostante questo, il freddo ĆØ stato significativo e i tratti ghiacciati hanno dato del filo da torcere a tutti. Sebbene i partenti fossero stati tutti selezionati in base al curriculum, il numero dei ritiri ĆØ stato altissimo. Molti addirittura alla prima cima.Ā Indispensabile per affrontare al meglio questa gara ĆØ avere una buona capacitĆ  alpinistica, una decisa padronanza della progressione su creste esposte e terreni difficili, come canaloni di sfasciumi, ghiaioni, pietraie e terreni ghiacciati. Sicuramente propedeutico ĆØ allenarsi su ferrate e percorsi alpinistici.

Volendola paragonare a una sky-marathon, si puĆ² pensare di moltiplicarne per due la difficoltĆ .Ā Quanto allā€™attrezzatura, ritengo indispensabile indossare un buon paio di scarpe, che garantiscano un appoggio preciso e sicuro. Il grip deve trasmettere sicurezza su qualsiasi tipo di terreno, soprattutto su roccia bagnata e terreno ghiacciato.Ā Els 2900 Alpine Run ĆØ una gara per pochi, per chi ĆØ in grado di muoversi in velocitĆ  in montagna e la sa affrontare con unā€™ottica decisamente alpinistica.

Nicola Bassi
Photogallery Alpine Run:
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