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venerdƬ, Aprile 19, 2024

Emilio Marco Colombo: “Oltre i 100 km, distanze che mi facevano paura e adesso sono normali”

Ā«Tagliare il traguardo di una gara ĆØ come chiudere un cerchio… essere partiti ed essere arrivati alla fine. A volte dispiace che sia finita, perchĆ© ĆØ durata troppo poco. Forse ĆØ per questo motivo che si cercano le distanze lunghe, perchĆ© durano piĆ¹ tempo!Ā». Chi ama profondamente natura e montagna desidera coinvolgere pienamente tutto se stesso: grazie a questo spirito Emilio Marco Colombo, corridore di ultra trail e tesserato per la Carvico Skyrunning, riesce a correre per oltre 100 chilometri.Ā 

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photo credit Cinzia Corona – emozionefoto@gmail.com

Emilio Marco Colombo, atletaĀ del team Carvico Skyrunning, con il tempo si ĆØ specializzato in corse fino ai 125 km. Sorride mentre spiega che piĆ¹ volte ha concluso una gara allā€™ultimo posto, ma per lui non conta il risultato, quello che lo spinge ĆØ la passione. Conosce molto bene i suoi limiti, ci tiene a sottolineare che non ci si puĆ² improvvisare trailer: almeno unā€™ora di allenamento al giorno in settimana (lavoro permettendo) e sfruttare il piĆ¹ possibile il weekend, nel suo caso cercando di correre almeno dieci ore, inserendo una notte fuori, per abituarsi al buio che troverĆ  anche in gara. Si allena soprattutto suiĀ Colli di Bergamo, ma quando puĆ² va in montagna.

Emilio ha iniziato solo una decina di anni fa a correre sui sentieri, ma la passione per la montagna ĆØ nata molto prima. Pur essendo nato nel Milanese, la sua famiglia gli ha trasmesso giĆ  da bambino lā€™amore per la natura; amore poi sbocciato pienamente alcuni anni piĆ¹ tardi.Ā Ā«Da giovane ero un mezzofondista, ma mai avevo pensato di correre in montagna, anche se con mia moglie facevamo trekking. Un giorno, alcuni amici mi hanno proposto di fare una skyrace di 20 km e da lƬ ĆØ nata una sorta di gioco: avendola portata a termine con successo, abbiamo provato ad aumentare sempre di piĆ¹ la distanza da percorrere. CosƬ, gradualmente, nel giro di un paio dā€™anni sono arrivato a correre piĆ¹ di 100 km. Allā€™inizio mentalmente queste distanze mi facevano paura, adesso sono normaliĀ».

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photo credit Cinzia Corona – emozionefoto@gmail.com

La gradualitĆ  ĆØ sicuramente un elemento fondamentale per arrivare a correre lunghe distanze, non solo a livello fisico ma anche mentale. Uno sforzo di due ore richiede di mantenere lā€™attenzione piĆ¹ o meno costantemente alta, mentre venti ore di corsa richiedono la capacitĆ  di riuscire a gestire lā€™attenzione, alternando momenti in cui bisogna essere piĆ¹ concentrati a momenti in cui si puĆ² stare piĆ¹ ā€œtranquilliā€: correre in discesa al buio non ĆØ la stessa cosa di correre in piano di giorno e bisogna saper risparmiare le energie.

Ā«Sulle lunghe distanze ci vuole moltissima preparazione, va bene cercare di ā€œalzare lā€™asticellaā€, ma sempre con coscienza. Non ĆØ detto che tutti arrivino a coprire certe distanze, vuoi per un discorso fisico, vuoi per un fatto mentale, vuoi per una questione di scelte. Ma correre 100 km non significa essere migliore di chi corre 42 km, significa solo fare una tipologia diversa di gare. Non deve essere una sfida a chi va piĆ¹ lontano, anche perchĆ© affrettare i tempi significa rischiare di farsi male seriamente e, in certi casi, di mettere a repentaglio la possibilitĆ  stessa di tornare a correreĀ».

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photo credit Cinzia Corona – emozionefoto@gmail.com

Quando parla di preparazione, Emilio fa riferimento anche alla conoscenza del percorso e dellā€™ambiente montano, che non ĆØ cosƬ semplice come puĆ² sembrare ad una prima occhiata.Ā Ā«Ora tanti corrono senza conoscere la montagna, invece bisogna imparare a conoscerla, perchĆ© anche chi ĆØ piĆ¹ esperto sa che lā€™imprevisto ĆØ sempre dietro lā€™angolo. Se succede qualcosa in cittĆ , basta suonare un campanello, andare in un negozio; in montagna spesso si ĆØ da soli, a volte ci sono chilometri tra un concorrente e lā€™altro, magari il telefono non prende…se cā€™ĆØ un problema bisogna contare sulle proprie forze. Eppure cā€™ĆØ ancora chi chiede se a 2000 m la notte serve la giacca a vento anche in agostoĀ».

La notte, un momento sempre delicato della gara…Ā Ā«Correre con il buio ĆØ molto diverso che correre con la luce, ma puĆ² essere una bella esperienza se si prendono le dovute precauzioni. Per esempio, quando si arriva ad un rifugio, solitamente si aspetta di essere in due o tre prima di ripartire, piĆ¹ che altro per una questione di sicurezza. ƈ molto importante avere qualcuno a fianco, aiuta a distrarsi dai pensieri, dalla fatica, ci si dĆ  aiuto reciproco nei momenti di crisi… e a volte nascono anche legami di amiciziaĀ».Ā PerchĆ© in fondo, correre significa soprattutto divertimento, mettersi alla prova.

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photo credit Cinzia Corona – emozionefoto@gmail.com

E dopo tanti anni di corsa, la motivazione rimane la passione per la montagna.Ā Ā«Amo la montagna e correre mi permette di goderne le diverse sfumature, vedere molto di piĆ¹ nella stessa giornata rispetto ad un escursionista. E poi mi diverto, lā€™unica volta che ricordo di essermi ritirato ĆØ stata lā€™anno scorso. Ero al 102Ā° km, ne mancavano 62, ma dal mio punto di vista il percorso era troppo pericoloso e vedevo a rischio la mia vita. Piuttosto che arrivare in fondo con lā€™ansia di farmi male, ho preferito fermarmiĀ».

Decidere di fermarsi non ĆØ mai facile, perchĆ© arrivare in fondo ad una gara dĆ  sensazioni uniche ogni volta.Ā Ā«Non ho mai corso per vincere, me perchĆ© mi piace. Per me correre ĆØ sapere di stare vivendo con gli altri, ma soprattutto con se stessi, un momento che ĆØ unico. Quando mi iscrivo a una gara, so che cercherĆ² di dare il meglio e tagliare il traguardo ĆØ un poā€™ come chiudere un cerchio… essere partiti ed essere arrivati alla fine. A volte dispiace che sia finita, perchĆ© ĆØ durata troppo poco. Forse ĆØ per quello che si cercano le distanze lunghe, perchĆ© durano piĆ¹ tempo!Ā»

Anche solo parlando, Emilio riesce a trasmettere la positivitĆ  che gli dĆ  la corsa. La serenitĆ  con cui parla delle montagne, delle ore al buio, della fatica che affronta con gioia, quasi fa venire voglia di mettersi le scarpe e iniziare a seguirlo sui sentieri bergamaschi…

Nathalie Novembrini

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