L’uomo che traspare dalla lettura del libro si può ben descrivere con un ossimoro: semplicemente originale. Marco Olmo racconta una carriera sportiva inusitata, le sue convinzioni personalissime, record ed esperienze straordinarie… con umile, onesta, autentica semplicità.
Olmo è un atleta raro: non solo per il dato che più salta all’occhio, la sua età; e nemmeno per le imprese sportive fisicamente e psicologicamente durissime che ha superato con impressionante continuità; bensì per il suo essere completamente fuori da ogni schema, regola e tradizione. Marco nasce ad Alba (Cuneo) nel 1948, cresce in un paesino di scarse risorse, portando mucche al pascolo e aiutando nei mille lavori di una casa contadina. Poca scuola, pochi soldi, poche soddisfazioni che, forse, gettano il seme di quella inesauribile tenacia che è oggi la sua cifra caratteristica.
Come molti altri Olmo inizia a correre un po’ per caso, a una garetta di paese dove si piazza penultimo. Però non smette più. Anche se i compaesani lo deridono, lo prendono per matto o per un perditempo.. si sa, la corsa non dà ricchezza né particolare gloria. E incomincia ad elaborare, in modo del tutto naturale in realtà, il suo particolarissimo sistema, la sua routine fatta di allenamenti quotidiani -non c’è festa o vacanza che tengano- senza un preparatore, senza cardiofrequenzimetri, né tabelle o integratori particolari.
Marco ascolta il suo corpo, e corre. Colpisce soprattutto questo del suo racconto: egli è una persona comune con doti straordinarie, che sembra non far niente di speciale -vive come prima, mangia come prima, si allena come prima – ma intanto inanella prestazioni sbalorditive che lo hanno reso uno dei più forti ultramaratoneti al mondo, capace di stracciare avversari più giovani di trent’anni. E senza la pretesa di ergersi a modello ma, questo sì, a esempio di incoraggiamento, nel suo libro Olmo esorta i suoi coetanei a fare un po’ come lui: a muoversi, a lasciare il divano e a dedicarsi al benessere psicofisico attraverso l’attività motoria. Spesso dopo i cinquant’anni ci si sente inadatti allo sport; questa è la convinzione che viene implicitamente inculcata dalla società nelle persone mature e anziane: “non puoi più farlo, sei troppo vecchio”.
Marco Olmo si pone come prova vivente che non è affatto vero. Non dà regole o tabelle di marcia, solo consigli amichevoli e soprattutto racconta come lui si comporta: cosa mangia (parmigiano, pastasciutta, verdure -l’ultramaratoneta è vegetariano-), quanto si allena, come tiene sotto controllo la risposta allo sforzo di un corpo che non ha più vent’anni. Ovviamente non tutti diventano ultra runners, ma passeggiare, camminare, poi correre, ogni giorno, tutti i giorni, si può fare. Questo è il messaggio semplice che anche gli anziani più rassegnati (e i giovani più pigri!) troveranno nel lavoro di Olmo: puoi farcela.
Il palmarès di Marco è lì a dimostrarlo: dal 1996 ha partecipato a gare ai limiti, come la Marathon des Sables, la Desert Cup, il Grand Raid du Cro-Magnon, salendo quasi sempre sul podio, spesso sul gradino più alto. Quando ha vinto il top delle ultra run -due volte, nel 2006 e nel 2007-, l’Ultra Trail du Mont Blanc, aveva già compiuto i 58 anni. L’ultima impresa (per ora), il primo posto all’Ultra Bolivia Race, è del 2016… fate voi i conti. Poi alzatevi e andate a correre.
“Il miglior tempo” di Marco Olmo con Andrea Ligabue, Mondadori, 2016.
Elena Villa