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venerdƬ, Aprile 19, 2024

Il racconto del Tor des Geants by Carmela Vergura

di Carmela Vergura

Partenza del Tor des Geants ore 10, domenica 11 settembre 2012, Courmayeur – Piazza dedicata allā€™AbbĆØ Joseph-Marie Henry. Personaggio storico ed esempio di clero valdostano interessato all’Alpinismo, tanto che nel 1893 ha celebrato una messa in vetta al Monte Bianco. Ćˆ proprio questa piazza, con la statua dellā€™Abbate Herry a dare il via ai 631 atleti e aspiranti finischer della 3^ edizione del Tor Des Geants…

Tutti uniti e pronti a partire per questo lungo viaggio, fra di loro anche la sottoscritta, armata di tutto il necessario ed affrontare per il secondo anno consecutivo i 330 km delle Alte Vie della Valle Dā€™Aosta, diventate, in questi ultimi anni famose per altimetria e per distanza in tutto il mondo, grazie a questa gara.

La storia delle Alte Vie della Valle Dā€™Aosta ha inizio solo negli anni ottanta. Da unā€™ idea di costruire una rete di sentieri che passassero di valle in valle, unendo idealmente un passo alto con un passo alto. Unendo tratti di sentieri giĆ  esistenti con altri costruiti completamente nuovi e che fanno nascere le due alte vie. Lā€™Alta via numero 1, poi chiamata lā€™Alta via dei Giganti, passa sopra il lato ā€œADRETā€ della valle, quello piĆ¹ ā€œsolatioā€ sotto il Rosa, il Cervino, il Bianco. Esattamente da Gressoney a Courmayeur. E lā€™Alta Via numero 2 o Alta Via Naturalistica che passa sopra il versante ā€œENVERSā€. Un anello di due vie che viene interrotto solo dalla strada di fondovalle allā€™altezza di Donnas.

Un cerchio di quasi 330 km su 24000 metri di dislivello positivo, superando 25 colli al di sopra dei duemila metri, 32 comuni interessati, il passaggio a fianco di 30 laghi di montagna.ā€œUn vero viaggio, che per i semplici escursionisti impegna circa 4 settimane di tempoā€¦.ā€ Per coloro che sono semplici escursionisti, ma per noi che abbiamo solo 150 ore a disposizione, il tempo diventa amico ā€“ nemico. Sfidare le Alte vie nel tempo massimo di 150 ore, questo sarĆ  il nostro obiettivo da questo momento: domenica 11 settembre ore 10.00 sino a sabato 16 settembre 2012 entro le ore 16.00.

Le temperature non sono quelle dellā€™edizione dellā€™anno 2011, ma nessuno se ne preoccupa, comunque il Tor deve partire anche se le previsioni non sono delle piĆ¹ rosee. Il clima ĆØ riscaldato dallā€™altissima quantitĆ  di adrenalina sprigionata da ogni poro dei concorrenti e dallā€™emozione degli spettatori, dei familiari, degli organizzatori e dei volontari. La grandissima motivazione fa salire non solo le temperature, ma soprattutto il momento del via con una passione tale, di cui io posso dire di aver visto poche volte nella mia vita.

Mi guardo intorno e cerco la presenza dei tanti amici iscritti anche in questa edizione: ci sono tutti, o quasi, Cristina e Giorgio, Davis e Sergio, con i quali ho condiviso bellissimi e tormentati momenti del percorso un anno fa, manca Andrea, ha scelto di fare lo spettatore. Incrocio molti volti conosciuti in altre gare precedenti, ma allo stesso tempo nuovi per questo lungo viaggio di 330 km. Presenti anche numerose donne per una gara con difficoltĆ  altimetriche e di lunghezza non indifferente, piĆ¹ di 70 presenze femminili. A tutte loro vanno mentalmente i miei auguri e il buon viaggio nellā€™affrontare lā€™avventura del Tor. La presenza straniera ĆØ forse pari a quella italiana, atleti provenienti da ogni parte del mondo. Parecchi aspiranti Toptrailer tra cui Marco Gazzola che ritenterĆ  la vittoria, questa volta senza sbagliare percorso, tra le donne ĆØ assente Anne Marie Gross, ma non si farĆ  rimpiangere perchĆ© la concorrenza femminile ĆØ molto alta rispetto agli anni precedenti.

Si parteā€¦ore 10.00 esatte.

ā€œRESPIRO PROFONDAMENTE E ACCENDO lā€™IPODā€ (Kilian JORNET)

Prima salita Col Arp, 2571 metri. Eā€™ un colle molto facile, un grande pratone e la salita che si affronta da veri leoni perchĆ© si ĆØ freschi. Il plotone dei ā€œgigantistiā€ ĆØ allungato come tanti soldatini. Si scollina e cā€™ĆØ il primo controllo in un alpeggio: Youlaz. Durante la salita al Col Arp incrocio diversi amici valdostani come Claudio che ci proverĆ  con tutte le sue forze a terminare lā€™impresa del Tor e Pietro, psicologo dello sport. Colui che inconsapevolmente ĆØ stato la spinta iniziale alla mia partecipazione del Tor, dopo aver letto un suo libro. Comincia il mio cammino e mi chiedo dove sono gli altri due compagni con i quali cercherĆ² di fare un pezzo di gara insieme, sono Sergio e Gabriella. Conoscendoli saranno entrambi davanti.

Dal Col Arp la discesa verso La Thuile ĆØ divertente, la corro tutta e mentre mi avvicino sempre di piĆ¹ al primo controllo, conosco anzi, ĆØ meglio dire ci presentiamo, io e Michel, un podista valdostano che arriva da un passato di stradista e che ha deciso assieme ad altri compagni di sfidare il Tor.

Secondo ristoro e controllo orario a La Thuile, ore 13.14 di domenica 11 settembre. Saluto tanti amici podisti spettatori della mia avventura, incrocio Gabriella che ammette di essere partita un poā€™ troppo veloce, le propongo di salire al rifugio Deffeyes insieme, ĆØ il rifugio che anticipa la prima salita a quota 2857 metri, il Passo Alto.

Con un passo quasi turistico conquistiamo il Rifugio Deffeyes e il bivacco Promoud da Passo Alto. Da questo punto la discesa si presenta come tra le piĆ¹ tecniche e impegnative di tutto il Tor; questā€™anno hanno fatto anche dei lavori di sistemazione del sentiero, ma rimane sempre una discesa difficile, ogni passo deve essere controllato per evitare storte e cadute sulle pietre. Il Crosatie (2838 mt), la salita successiva al Passo Alto mi fa ritornare in mente la purezza di questa montagna, saliamo con calma, moltissima calma, intanto sta arrivando il tramonto e la prima notte da trascorrere fuori casa, e il primo posto vita, Valgrisanche, ĆØ ancora lontano.

La formazione verso il paese di Planaval ĆØ formata dalla sottoscritta, da Sergio e Gabriella. Il tempo meteo non ĆØ dei migliori, sta piovendo anche se in maniera tranquilla. Ore 21.49 di domenica 11 settembre arriviamo a Valgrisanche, tra ali di folla. Finalmente le gambe e, soprattutto, i piedi, possono respirare. Amo questo momento del posto vita perchĆ© quando faccio la doccia potrei ripartire subito e mi ripago della fatica di 14 ore di corsa – camminata. Riparto alle 23.07 in compagnia di Sergio, invece Gabriella ha deciso di dormire. Salita notturna verso il rifugio Chalet de Lā€™EpĆ©e ai piedi del Colle FenĆ©tre, 2854 metri di altezza. Peccato arrivarci di notte, da questo punto si ammirerebbe la vista del Rutor. Cerchiamo di scendere il piĆ¹ velocemente possibile verso RhĆ©mes Notre Dame, la stanchezza e il sonno sono in agguato in maniera prepotente e arrivati a RhĆ©mes, decideremo cosa fare. Arriviamo al palazzetto che ospita i gigantisti alle 2.30 di notte di lunedƬ, dopo un veloce massaggio ai piedi, un thĆØ caldo, alle ore 3.24 di lunedƬ mattina ripartiamo da RhĆ©mes Notre Dames verso il Col de Lā€™Entrelor, un drittone di montagna che ci concede di godere delle bellezze della Valsavaranche, dove arriviamo alle prime luci dellā€™alba. Eā€™ la prima montagna sopra i 3000 metri.

ā€œCON LO SCORRERE DELLE ORE Eā€™ APPARSA LA FATICAā€ (Kilian Jornet)

Lā€™Entrelor ( altitudine 3002 metri) ĆØ una montagna che mi piace moltissimo, anche lo scorso anno mi ha ripagato di immensa felicitĆ . Uno dei tratti di sentiero piĆ¹ famosi di tutta la Valle dā€™Aosta, collega la Val di Rhemes con la Valsavaranche. Lasciando la montagna alle spalle, voleva significare la prima notte da sveglia, camminando solo in compagnia delle stelle, cosa che non avevo mai fatto nella mia vita. Una camminata notturna che mi ha esaltato per i colori dellā€™alba davanti i miei occhi. Una volta arrivata in cima vengo intervistata dalla televisione Rai della Valle Dā€™Aosta, mi chiedono perchĆ© sono lƬ, al Tor e cosa mi aspetto da questo giro cosƬ lungo. Mi guardo intorno e davanti, i colori del giorno che sta nascendo, mi regala un brivido talmente lungo che vorrei fermare il tempo. Mi trovo a 3000 metri di altitudine, in un alba meravigliosa e un giornalista mi sta chiedendo cosa penso di questo momento.

ā€œALLā€™IMPROVVISO TUTTO IL DOLORE E LA STANCHEZZA SIANO SCOMPARSIā€ (Kilian Jornet)

Dalla cima dellā€™Entrelor, 3002 metri di altitudine si deve scendere a Eaux Rousses (1658 metri), una camminata lunghissima, pietre bagnate miste a erba non ci concedono pause di distrazione, occorre fare attenzione per non scivolare. Durante la discesa incontriamo Michel che si unisce a me e Sergio. Ore 8.38 di lunedƬ mattina 12 settembre, arriviamo nella piccola comunitĆ  della Valsavaranche. Eaux Rousses ĆØ un posto di ristoro e controllo orario, mi avvio con i miei amici al tendone, montato per lā€™occasione del Tor, il mio sguardo cade distrattamente su un pulmino, allā€™interno ci sono diverse facce amiche e famose, Fulvio, Cinzia e Andrea si sono ritirati per problemi fisici, il loro Tor ĆØ terminato, quasi un attimo di invidia (vorrei fermarmi anche io?), ma il Tor ĆØ questo: avere la consapevolezza che se non si sta bene occorre prendere la decisione di ritirarsi, altrimenti si rischia il peggio. Si passa in breve tempo dal dolore fisico allo sconforto piĆ¹ totale. Breve pausa e colloquio con i miei amici di viaggio per capire se dobbiamo ripartire subito o riposare un poā€™, si decide di riposare un pĆ² le gambe, stando distesi nella tenda con i lettini da campo. Unā€™ ora di riposo vuol dire che non si ha neanche il tempo di chiudere gli occhi e di cambiare i calzini che si ĆØ subito pronti a ripartire verso il Col Loson. Dai piĆ¹ questa montagna viene ricordata come la montagna piĆ¹ lunga. Riparto mesta con un grande sonno addosso, non sono riuscita a dormire e questo, lo so, mi renderĆ  nervosa, isterica, ansiosa e con la paura di rimanere senza i miei amici se mi fermo. Devo resistere e continuare.

ā€œ E, a ogni modo, non sono venuto per cercare di vedere fin dove era capace di arrivare il mio corpo?ā€ (Kilian Jornet)

In cima al Col Lauson arriviamo dopo quasi 5 ore di ascesa , ĆØ la cima Coppi del Tor, altezza 3299 metri. La giornata di lunedƬ ĆØ bellissima, fa caldo, si possono ammirare i numerosi camosci, siamo nel mezzo del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Dalla cima del Lauson al rifugio Vittorio Sella (2584 metri), qui finalmente e con immensa felicitĆ  abbraccio la mia amica Flavia, mi stava aspettando per farmi gli auguri e incoraggiarmi a non mollare. Dal Sella si scende al paese di Cogne (1534 metri), secondo posto vita. La discesa dal Sella ĆØ semplicemente odiosa, pietre sporgenti che non consentono nĆ© di correre, nĆ© di camminare, Cogne ĆØ sotto di noi ma arriviamo dopo un tempo eterno di cammino. Lungo la strada che porta al paese di Cogne, incrocio Vincenzo un trailer, organizzatore di gare, che ha deciso di ritirarsi, toppi problemi alle gambe.

Il mio arrivo a Cogne, ore 17.18 di lunedi 12 settembre, ĆØ segnato da un profondo momento di riflessione: ĆØ pomeriggio inoltrato, sono piĆ¹ di 30 ore che non dormo, puzzo e ho voglia di un bagno caldo. Ho percorso solo 102 chilometri, ne mancano 230! Cosa ci faccio qui? PerchĆ© sono qui? Fra due giorni, la mia bimba, la mia unica bimba inizierĆ  le scuole elementari ed io sono nel mezzo di un sentiero, sta arrivando la sera e poi la notte, ho sonno, sono stanca, ho bisogno di dormire, ho voglia di piangere, vorrei abbracciare i miei cari, devo affrontare ancora 4 giorni estremi. Resisto o mi fermo? Basta non ne ho piĆ¹ voglia, basta fare queste sfide, basta con lā€™estremo, da domani solo gare corte e di breve tempo. CosƬ ragionando mi ritrovo davanti il palazzetto sportivo di Cogne allestito come per una grande festa.

I miei occhi si illuminano quando vedono: Elisa, Alessandro, oddio come sono felice, si puĆ² essere cosƬ intensamente felice nellā€™abbracciare la sicurezza e lā€™amore dei cari? Immensamente felice e rincuorata. Mio marito mi ha dato sempre fiducia e trasmette tranquillitĆ : mi dice che posso farcela, che posso riposare e ripartire, mi dice che non posso mollare adesso, che mi sono lasciata dietro grosse difficoltĆ  altimetriche, mi dice che verrĆ  ad aspettarmi a Donnas, mi dice che devo continuare perchĆ© io sono forte. Lo devo fare per loro, per tutti quelli che fanno il tifo per me, ma soprattutto per me stessa! E riparto alle 19.45 da Cogne. Direzione rifugio Sogno!

Il rifugio Sogno di BerdzĆØ (2526 metri) sembra vicino, ma anche qui il cammino per arrivare ĆØ eterno, infinito, quasi un rifugio fantasma. Il rifugio lo vedi allā€™improvviso, nascosto e invisibile nellā€™oscuritĆ . Io e Sergio e Michel ci arriviamo in piena notte. LassĆ¹, dietro il rifugio, si vedono delle lucine che salgono verso La FenĆ©tre De Champorcher, ĆØ il confine dalla Val di Cogne alla Valle di Champorcher. Domani mattina se tutto va bene saremo a Donnas, terminerĆ  lā€™Alta Via 2. Domani mattina la sottoscritta potrebbe anche fermarsi, domani mattina ĆØ un altro giorno.

ā€MENTRE MI FRULLANO IN MENTE QUESTI PENSIERIā€¦ā€¦ā€¦.ā€ (Kilian Jornet)

Il Sogno ci accoglie nella sua bellezza di rifugio di montagna con il caldo del camino, con lā€™odore del minestrone e la bontĆ  della crema di Cogne. Prelibatezze che mi concedo in maniera lentissima, ci togliamo le scarpe e la maglia. Il sonno, in tutta la sua bellezza ristoratrice, ci accoglie. Dormiamo 2 ore nel caldo delle stanzette del rifugio. Finalmente posso rilassarmi e riposare i pensieri: domani saremo a Donnas, praticamente quasi a metĆ  Tor, poi si passerĆ  nellā€™Adret della Valle Dā€™Aosta. E con questi pensieri dormo.

ā€œSE TI Eā€™ NATO IL GUSTO DI SCOPRIRE NON POTRAI CHE SENTIRE IL BISOGNO DI ANDARE PIUā€™ IN LAā€™.ā€ (Walter Bonatti)

FenĆ©tre De Champorcher, oltre 2827 metri, ĆØ distante dal rifugio Sogno meno di unā€™ora, ĆØ notte fonda il freddo entra nelle ossa, poi si comincerĆ  a scendere, la luna piena a farci compagnia, ogni tanto ci scambiamo due parole, ma sia Sergio che Michel trattengono le emozioni dentro se stessi, la notte chissĆ  perchĆ© rende le persone silenziose e solitarie.

Lunga traversata e discesa verso il Rifugio Dondena (2186 metri), ĆØ quasi lā€™alba, beviamo un thĆØ caldo e si riparte. I volontari di tutti i punti di ristoro, dei rifugi e dei posti vita del Tor, ci accolgono come dei familiari a cui dare affetto e incoraggiamento. Eā€™ anche per questo motivo che ho voluto fortemente ritornare al Tor. Quali occasioni avrĆ² per conoscere e parlare con tante persone con le quali si condividono poche parole e tutte di conforto e di incoraggiamento? Chardonney ore 5.19 di martedi mattina, ci accoglie ancora con il buio, il tendone ĆØ praticamente vuoto, controllo orario, thĆØ caldo e massaggio ai piedi.

ā€œ NELLA VITA Cā€™Eā€™ UN GIORNO IN CUI DEVI DECIDERE QUALā€™Eā€™ IL TRENO CHE VUOI PRENDERE, UNA VOLTA CHE CI SEI SALITO NON PUOI PENSARE A COSA SUCCEDEREBBE SE TU NE PRENDESSI UN ALTROā€¦..ā€

Si scende e si sale, e ancora salita e discesa. Dal Colle FenĆ©tre di Champorcher a Donnas ci sono piĆ¹ di 20 km di sentiero, alcuni tratti in risalita, ma soprattutto tanta discesa, e non si arriva mai! Fermata veloce a Pontboset, Sergio ha grossi problemi ad un ginocchio, non ce la fa piĆ¹, ogni passo ĆØ un dolore acuto allā€™articolazione. Probabilmente abbandonerĆ  a Donnas se non riesce a superare il dolore. Riparto sola con Michel che mi precede di poco. Cammino per quasi tutta la mattina di martedƬ e la Bassa Valle mi accoglie con un bel sole caldo. Camminare sullā€™antica strada romana delle Gallie mi riporta indietro nel tempo, pietre intagliate nella roccia, in questi duecenti metri di via romana rimasta (primo secolo A.C.). Simbolicamente mi sento una guerriera come tutti quelli che transitavano a piedi dallā€™Italia verso le montagne della Valle. Questo breve tratto di via, preziosamente conservata, rappresenta da millenni la storia della regione Valle Dā€™Aosta. Eā€™ giorno pieno, la gente lavora, ed io sono qui, sudata e stanca a camminare sulla via Romana. Potrei anche terminare qui: allā€™idea di quello che mi aspetta da adesso in avanti mi fa venire un senso di smarrimento. Scaccio via questi pensieri e mi programmo in ordine le cose da fare: cambio completo di tutto lā€™abbigliamento che ho addosso, doccia lunghissima, massaggio lunghissimo ai piedi, telefonata ai miei famigliari, piatto di pasta e ā€¦ripartire.

A Donnas (330 metri), arrivo ore 9.59 di martedƬ mattina 13 settembre, tutto il Team Thermoplay e molti amici mi accolgono festanti, mi incoraggiano, e mi sento rinascere. Il sonno ĆØ in agguato e quanto meno me lo aspetto arriverĆ , per intanto mi godo la festa. Il salone preparato anche questo per il Tor ĆØ stracolmo di gente: piĆ¹ che ad una gara sembra in parte un piccolo ospedale, dallā€™altra una festa con amici e parenti. Tutti i corridori sono cullati e coccolati. Che bella sensazione. Riparto da Donnas, posto vita numero 3, con Michel, invece Sergio, bloccato al ginocchio, quasi in lacrime decide di abbandonare. Lo saluto con il magone, perchĆ© con lui era bellissimo camminare insieme. Ore 12.45 di martedƬ, lasciamo Donnas, ci prepariamo ad affrontare il tappone di Gressoney, 52 chilometri, e moltissimi metri di dislivello positivo. Non ho visto mia figlia e mio marito perchĆ© mi aspettano a Perloz, fa molto caldo. Le previsioni meteo perĆ² non sono buone, a partire da stanotte e domani pioverĆ . Per adesso fa caldo e questo ci fa sentire bene, con tutto il freddo che abbiamo preso stanotte.

Saliamo verso Perloz (663 metri), la piccola folla di spettatori ci accoglie con i campanacci tipici della Valle Dā€™Aosta, qui la vista dei miei cari mi fa ritornare in mente quanto sia bello essere amati. Comincio a piangere, abbraccio Elisa e le chiedo della scuola, se ĆØ pronta a cominciare, e lei che dopo un poā€™ mi chiede ā€œmamma perchĆ© devi andare via?ā€, arriverĆ² presto amore mio, la mamma sta facendo una camminata molto lunga perchĆ© un giorno potrĆ  raccontare di questo cammino a te, quando sarai piĆ¹ grande e forse ai miei nipoti, forse!

Ridiamo tutti di ogni parola detta, spettatori, volontari, concorrenti, il momento ĆØ bellissimo, Perloz mi entra nel cuore. Ma dobbiamo ripartire, Michel e altri amici trailer biellesi, si uniscono a noi, abbiamo abbandonato lā€™alta via 2 e stiamo salendo verso Gressoney, attraverso lā€™alta via 1.
ā€œCHE COSAā€™ PROVEROā€™ A TAGLIARE IL TRAGUARDO?ā€ (Kilian Jornet)

Rifugio Coda (2224 metri), il prossimo rifugio in cui fermarsi per il controllo chip. Il sonno ĆØ sempre piĆ¹ in agguato, gli occhi si stanno chiudendo da soli, ho la tachicardia dalla stanchezza. Michel prova a parlare, parla di tante cose, riesco a seguire solo alcune parole. La salita verso il Coda ĆØ ripida, da Donnas, 330 metri di altitudine al Coda 2224 metri. Le forze, per la mancanza di sonno mi stanno abbandonando, mentre comincio le mie lamentele sottovoce ad un tratto una specie di furetto viene giĆ¹ quasi scapicollandosi, non capisco,forse ho le allucinazioni. Invece il furetto ha un nome: Cecilia, la mia amica Cecilia che mi viene incontro. ā€œSo che avevi bisogno di me, ed io sono arrivataā€. La sua visione non ĆØ solo una boccata di ossigeno ĆØ di piĆ¹! Mi ha fatto riprendere le forze, mi ĆØ passato anche il sonno. Lei ci precede e ci porta quasi sulle sue spalle sino al Coda. Cecilia, uno dei momenti piĆ¹ belli e inaspettati di tutto il Tor. Al Coda arriviamo quasi allā€™imbrunire. Cecilia ci abbandona per ritornare velocemente nel biellese. Con Michel si decide di ripartire subito, prima che il sonno prende il sopravvento. Decido che ĆØ meglio fermarsi a riposare al lago Vargno. Il rifugio Coda segna i 165 km del Tor. Vuol dire che ne mancano altrettanti al traguardo: meglio non pensarci e andare avanti. Dal Coda si scende verso il lago Vargno, intanto sta arrivando la notte, la terza notte fuori e ho dormito quanto? Due sole ore al rifugio Sogno!

ā€œCOMINCIA A SCENDERE LA NOTTE SULLE MIE SPALLE, IL SOLE SI NASCONDE DIETRO ALLE VETTE APPUNTITE E ALLE PARETI ROCCIOSE BAGNATE DI NEVE ā€œ (Kilian Jornet)

Michel allā€™improvviso, sparisce davanti a me, preso da uno strano spirito di competizione segue alcuni ragazzi anchā€™essi in gara che sembrano appena partiti, e spariscono alla mia vista. Resto da sola e comincia a piovere. Eā€™ notte.

ā€œ Lā€™ALPINISTA Eā€™ UN UOMO CHE CONDUCE IL PROPRIO CORPO LAā€™ DOVE UN GIORNO I SUOI OCCHI HANNO GUARDATO. E CHE RITORNAā€

Il Lago Vargno ĆØ un posto che mi ricorda lā€™escursioni con le ciaspole, ĆØ un bellissimo luogo quello che sto attraversando, nella riserva naturale del Mont Mars. Non vedo lo specchio dā€™acqua con questo buio, perĆ² ricordo che anche lo scorso anno sono arrivata con il buio. Cosa faccio? Dormo? Riposo? Ci provo e mi distendo per unā€™ora sulla brandina preparata nei locali di questa casetta – rifugio. Penso di dormire ma ĆØ solo una mia impressione. Michel non so dovā€™ĆØ. Da questo momento in avanti mi rendo conto che sono da sola.

No, non sono sola. Michel ricompare come uno gnometto della notte. Ripartiamo per il colle Marmontana, quota 2350 metri. Mentre risaliamo qualcuno scende verso il Vargno, ĆØ Pietro che allā€™improvviso si ĆØ reso conto che deve riposare altrimenti rischia di addormentarsi al Colle. Nella notte il freddo si intensifica e con esso anche le previsioni del brutto tempo cominciano ad avverarsi. Il Colle Marmontana ĆØ una salita facile, ma se non sbaglio piĆ¹ avanti cā€™ĆØ una ascesa di cui ricordo solo la pendenza: si chiama Crenna dou Leui, solo a 2300 metri, un intensa ascesa di rocce e pietre.

ā€œLA VIA VERSO LA CIMA Eā€™ COME IL CAMMINO VERSO SE STESSI, SOLITARIOā€ (Alessandro Gogna).

La Crenna dou Leui ĆØ una cima che nella notte lascia il segno, perchĆ© al Colle della Vecchia le gambe cedono spaventosamente stanche. Si deve raggiungere Niel al piĆ¹ presto, il brutto tempo sta arrivando e con esso tutti i pensieri negativi.

Stanchezza, freddo, quasi solitudine e voglia di piangere mi accompagnano nel cammino verso il paesino di Niel. Eā€™ lā€™alba, il cielo ĆØ grigio, nuvole che non fanno bene al nostro animo. Con Michel ci scambiamo poche parole, Niel sembra irragiungibile. Sale e scende il sentiero, come a volerci prendere in giro, e poi ancora un bosco, e un altro, e ancora uno. Eā€™ giorno ormai pieno, piove e siamo stremati dalla notte di cammino. Decidiamo uno stop sotto le tende attrezzate per lā€™occasione del Tor. Eā€™ impossibile dormire e anche riposare. Un elicottero sta trasportando materiale edile di una casa in costruzione. Mi rendo conto che non ĆØ proprio il caso di perdere altro tempo. Sotto le coperte provo a cambiarmi la roba bagnata. Mi propongo di indossare tutto quello che ho di asciutto. Sento le frequenti gocce cadere sulla tenda e mi aspetta la prossima cima: Punta Lazouney (2579 metri). Alzarsi questa volta dalla brandina ĆØ un gesto faticosissimo. Ho male alla testa, i piedi sono doloranti. Tremo dal freddo e Michel ha perso il suo buon umore. Ma quello che ĆØ peggio ĆØ la pioggia, fitta pioggia. Ci incamminiamo assieme ad altri concorrenti, la salita sembra una piccola processione. Siamo tutti in silenzio coperti sino al mento e in religioso silenzio si sale, al di lĆ  del colle cā€™ĆØ Gressoney. Posto vita da raggiungere assolutamente! Obiettivo che impongo a me stessa e che ripeto tante volte a Michel.

ā€œ CAMMINARE PER ME SIGNIFICA SIGNIFICA ENTRARE NELLA NATURA. ED Eā€™ PER QUESTO CHE CAMMINO LENTAMENTE , NON CORRO QUASI MAI. ( Reinhold Messner) .Il lento cammino sulla salita verso il Lazouney, ci permette di guardare intorno questo spazio aperto, e la discesa al vallone di LĆ²o, ĆØ tutto sommato divertente. Si cammina tra praterie, torbiere, alpeggi. Presto arriveremo a Gressoney. PotrĆ² riposare i piedi, che nel frattempo, causa il terreno bagnato mi hanno provocato una serie di vesciche ad entrambi i piedi. Michel, intanto decide di fermarsi a salutare degli amici ad un alpeggio di Ober LĆ²o. Ci rivedremo in paese. Durante la mia discesa incontro Luciano, altro trailer e con lui percorro un buon pezzo di discesa. Un saluto festoso a Marco e Giuseppe, due concorrenti che si sono ritirati quasi subito dalla gara, ma la stanno seguendo come tifosi. Arrivo a Gressoney in pieno giorno, odio questi ultimi chilometri per arrivare al palazzetto di Gressoney, sono su asfalto e per giunta in leggera salita. Faccio un programma di massima per le ore seguenti: al posto vita mangio, mi cambio e riparto, dormirĆ² strada facendo, prima del Colle Pinter. Decido che mi fermerĆ² al Rifugio AlpenzĆ¹ Grande (1779 metri).

ā€œAnche l’uomo, come il legno, se pensa al tramonto diventa miglioreā€.(M. Corona)
In cuor mio spero di non stare da sola, di avere qualcuno con cui condividere il mio programma. Michel probabilmente si fermerĆ  piĆ¹ del previsto a Gressoney. Ha smesso di piovere, ma le notizie di radio corsa non sono buone: stanotte sono previste nevicate. Paura? Ma no, non sono da sola. Ho sempre il mio angelo custode al mio fianco! Il palazzetto di Gressoney ĆØ gremito di gente: familiari, curiosi, trailer, volontari. Sorrido alla visione di tanti piedi scalzi da curare. Siamo messi tutti abbastanza male, soprattutto per le vesciche. Intanto provo ad indagare se cā€™ĆØ qualcuno che conosco con cui posso ripartire e avere una spalla, eventualmente su cui piangere! Telefono a mio marito per sentire la voce della bimba; ā€œti aspettiamo al traguardo, ormai manca poco!ā€ Manca poco!! Certo camminando tutta la notte, il giorno dopo e la notte ancora dopo! Manca pocoā€¦solo due giorni.
ā€La vetta interiore ĆØ la pace interiore, la pace con me stessoā€. (Thomas Huber.)
Il Colle Pinter, 2777 metri la cima, ĆØ una bellissima salita progressiva, il paesaggio ĆØ spoglio e lunare, arrivo in cima allā€™imbrunire, dopo aver riposato due ore al Rifugio AlpenzĆ¹. Ho dovuto fermarmi, poichĆ© ĆØ avvenuto quello che temevo, mi sono addormentata mentre camminavo.

In cima al Pinter devo coprirmi in frettissima. Sta scendendo il buio, ma il freddo ĆØ ancora peggio. La discesa ĆØ quasi a perdifiato, con me un francese e un tedesco. Ci facciamo compagnia per molto tempo, sino al rifugio Vieux Crest (1935 metri). Anche lo scorso anno in questo rifugio mi sono sentita accolta dal calore umano e dal buon profumo della minestra, ma ciĆ² che devo fare per prima cosa ĆØ curarmi le tre vesciche. Adesso il male ĆØ penetrante psicologicamente. Devo bucarle e aspettare di arrivare al primo posto dove possono mettere dei cerotti. Eā€™ sera quando riparto dal rifugio, altre due ore di cammino e arriverĆ² a Saint Jacques. Qui decido in ogni caso che devo assolutamente riposare e ripartire verso il Rifugio Grand Tournalin con le gambe riposate. Il cammino verso Saint Jacques ĆØ un inferno. Vesciche doloranti, sonno tremendo, pensieri che si annullano lā€™uno con lā€™altro, ho anche lā€™MP3 scarico. Sono sola, nella notte, davanti e dietro di me non si vedono lampadine frontali. Trascino i bastoncini come un cadavere e avrei solo una grandissima voglia di fermarmi. Un passo davanti allā€™altro, ancora uno e si passa davanti i due rifugi: Guide Frachey e Rifugio Ferraro, ma non mi fermo in nessuno dei due: solenne promessa a me stessaā€ nel 2013 il primo rifugio e la mia prima escursione avranno come meta questo rifugio, il ā€œFerraroā€.

ā€œChe senso ha scalare una montagna?.. CiĆ² che conta ĆØ sapere di aver compiuto qualcosa.ā€ (Geirge Leigh Mallory)

Come in una visione appaiono le luci in fondo: Saint Jacques. Discesa terrificante con le vesciche doloranti. Ci arrivo in un tempo indefinito, ma ci arrivo. Al rifugio siamo in tantissimi. Tutti atleti che vogliono dormire. Ormai siamo stremati. Doloranti. Occhietti semiaperti. Visi ā€œalluccinatiā€. Io sorrido di tutto ciĆ², la piĆ¹ normale sembro ancora io. Curiamo le vesciche, ah che bel momento! Radio corsa annuncia la neve sul percorso, lā€™organizzazione del Tor si sta attrezzando per le emergenze, ed intanto io vado a riposare. Chiudo gli occhi e sono giĆ  nelle braccia di Morfeo, il Dio del sonno! Riparto dopo 2 ore, da sola verso il Rifugio Gran Tournalin( 2534 metri), per arrivarci 3 ore di pura salita. Uscire dal paese di Saint Jacques ĆØ un dramma. Nevica! Salgo lentamente e fiocca sempre peggio. Cerco di essere serena, il sonno mi ha ridato una nuova energia, dietro di me ci sono tante lucine che salgono, non sono sola e questo mi tranquillizza. Non vedo assolutamente nulla. Ormai nevica alla grande e il rifugio non si vede ancora.

Alle 3 di notte di mercoledi 14 settembre il Tor Des Geants viene interrotto per 5 ore esatte.

Gli atleti, dal primo allā€™ultimo devono rimanere fermi esattamente nel punto in cui si trovano. Le condizioni meteo non permettono la prosecuzione della gara. Alle 3 esatte la sottoscritta si ritira in una stanzetta del rifugio e mai dimenticherĆ  quella dormita, serena, ristoratrice, miracolante! Alle ore 9 del mattino, il via libera alla gara. Durante la notte il rifugio si ĆØ letteralmente riempito di corridori. Alcuni appena arrivati prima della ripartenza! CiĆ² voleva dire che erano stati presi in pieno dalla bufera!! Al momento del nuovo via il meteo ĆØ cambiato, tempo bellissimo, dopo la bufera rimane il bianco della neve caduta durante la notte, non sappiamo quanti corridori siano transitati dal Colle del MalatrĆ , lo stesso Colle che stanotte o al massimo domani mattina dovrei valicare per raggiugngere Courmayeur. Le notizie di radio corsa danno i primi atleti arrivati al traguardo, ma i piĆ¹ sono ancora tutti sul percorso. Il Colle di Nana si raggiunge in breve tempo e la discesa verso Valtournenche ĆØ quasi una piacevole passeggiata. Le vesciche si stanno seccando, mi sento ā€œriposataā€ e ho ripreso il buon umore con lā€™apparire del sole. Scendendo saluto un famoso ā€œex-skyrunner valdostanoā€ che una volta smessi le vesti del corridore, ha ricominciato a fare il suo lavoro, cioĆØ costruire tetti e case :ā€Cosa fai lassĆ¹ā€ gli urloā€dovresti essere al mio posto!ā€, di tutta risposta replica :ā€ oh ma tu sei brava, io ormai sono vecchio, ā€œ (notare che siamo dello stesso anno di nascita), forse un altro anno, ci sto pensandoā€, un saluto come fosse una stretta di mano e Valtournenche mi accoglie nel palazzetto dello sport. Il tempo di ripulire le vesciche, mangiare qualcosa, anche se ormai in bocca il dolce ĆØ uguale al salato, e riparto . Obiettivo: raggiungere Ollomont il prima possibile. Michel ha abbandonato la corsa, problemi ad un piede, le poche informazioni lo danno come ritirato a Gressoney. Sono rimasta definitivamente da sola, ormai chi viaggia in coppia o in tre procede insieme. Ma cā€™ĆØ sempre la sorpresa dietro lā€™angolo e, un angelo custode dal nome Alessandro come mio marito, che di mestiere fa il veterinario si offre di farmi compagnia. Eā€™ un viso conosciuto, visto in altri trail, il passo ĆØ uguale al mio, nel senso che lui non ne ha di piĆ¹ di me, accordo fatto, divideremo il resto del Tor insieme. Mancano 80 km al traguardo di Courmayeur, cā€™ĆØ tantissimo da camminare, occorre essere molto prudenti nel non esagerare e sperare che il tempo meteo non peggiori. Telefonata ai mei cari, mio marito ĆØ fiducioso. Mi mette al corrente delle varie notizie successe al Tor, dei ritirati famosi, dei vincitori, dei vari stop a causa di una frana e della neve, dei tanti conoscenti ritirati e infine urla: ā€œnon mollareā€¦ā€.

Piacevole risalita da Valtournanche verso il lago artificiale di Cignana, ĆØ pieno giorno, ĆØ tornato anche il caldo. Non sembra neanche di essere in montagna adesso, perchĆ© su questa parte di Valle dā€™Aosta cā€™ĆØ tanta mano dellā€™uomo, viottoli ed edifici di servizio e condotte che partono dalla diga del lago. Proprio vicino la diga ci accoglie per qualche minuto il Rifugio Barmasse. Adesso si ĆØ alzato un vento forte e fastidioso, ci incamminiamo verso la Finestra dā€™Ersa (2290 metri)., il prossimo ĆØ il rifugio Reboulaz prima dellā€™oratorio di Cuney. Questa zona dellā€™Alta Via non permette di spaziare con gli occhi, ĆØ un sentiero quasi piatto, interrotto da risalite brevi ma brusche e discese brevi, ma tecniche. Non vedo lā€™ora di arrivare allā€™oratorio, anche solo per una preghiera!

ā€œProvai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne.ā€ (Edward Whymper)

Scende la sera, a guidarci verso lā€™oratorio ĆØ il suono forte di un campanaccio. Breve sosta per bere qualcosa di caldo, ormai ĆØ buio, io e il compagno ā€œ angelo custodeā€ ripartiamo per il colle Vessona, ai piedi del quale si trova un minuscolo riparo per i turisti, il bivacco ā€œClermont Ferrandā€.

Se non ricordo male la discesa dal Vessona ĆØ difficile. Eā€™ un insieme di sfasciume e pietre, ogni passo ĆØ controllato, non cā€™ĆØ un vero e proprio sentiero, ma una semplice traccia, segnata da tante inversioni. La discesa ĆØ lunghissima, ancora piĆ¹ lunga ed estenuante ĆØ il cammino per arrivare a Oyace ā€“ ClosĆØ, siamo nella Valpeline! Infinita! Solo questo mi vien da pensare. Da Vessona a ClosĆØ sembra di essere su un tapis roulant, vai, vai vai, e non arrivi mai. Dal Cuney a ClosĆØ sono ā€œsoloā€ 14 km. Che detti cosƬ possono essere pochi. Affrontatati dopo oltre 250 km, sono eterni. Percorsi di notte poi non sono lā€™ideale. Con le gambe e i piedi che pregano il riposo. Si va avanti e come noi tutti gli altri 400 gigantisti. Alcuni li incontriamo man mano, non sono molto allegri. Addirittura un ragazzo comincia ad urlare la propria rabbia e stanchezza spaccando il bastoncino sopra un recinto in preda ad una profonda crisi di nervi. ClosĆØ dovā€™ĆØ? Non ĆØ possibile che non si arrivi mai. Bosco. Altro bosco. Luci lontane, poi piĆ¹ vicine, ma non ĆØ ClosĆØ. E poi ancora luci lontane. Calma ragazzi, calma, ci siamo quasi, abbiamo scelto questā€™avventura per capire dove possiamo arrivare, e dove puĆ² arrivare anche la nostra testa. ClosĆØ finalmente! Notte fonda. Alessandro sceglie il riposo. Io non ci riesco, ĆØ arrivata una notizia da togliere il sonno: i volontari ci annunciano che Il Tor Des Geants avrĆ  il suo arrivo finale a Saint Rhemy en Bosses, non a Courmayeur. I motivi sono di sicurezza. Questo il comunicato dellā€™organizzazione: ā€œDopo il sopralluogo tecnico il Comitato di gara ha comunicato che il colle del Malatra non ĆØ piĆ¹ percorribile a causa del ghiaccio creatosi lungo il percorso. La gara termina a Saint – Rhemy- en-Bosses. Troppo pericoloso continuare”.Il colle MalatrĆ  (quasi 3000 metri di altezza), esattamente il confine tra la Valpeline e Courmayeur ĆØ diventato una lastra di ghiaccio, e non permette il passaggio in sicurezza di tutti i corridori. Con moltissima prudenza e lā€™assistenza delle guide e soccorso alpino, solo una settantina di concorrenti sono riusciti a transitare dal colle. Lā€™organizzazione deve pensare alla incolumitĆ  di tutti i concorrenti ed ha tristemente deciso di far concludere il Tor a Saint Rhemy, prima di affrontare il Colle del MalatrĆ . Tutto questo si decideva mentre la sottoscritta allā€™interno del palazzetto di ClosĆØ, allestito per lā€™occasione del Tor, intrattiene piacevoli relazioni sociali e parlo e chiacchiero con tutti, corridori, stranieri e italiani, con Marco e Giuseppe che hanno seguito il Tor come ā€œanimatoriā€. I miei occhi sonno semichiusi dal sonno, ma sono troppo eccitata dalla notizia per dormire. Penso: ā€œDomani il mio Tor termina. Domani si torna nel mondo reale. Domani abbraccerĆ² mia figlia e mio marito. Domani sera dormirĆ² nel mio letto. Domani tutto ritornerĆ  nella normalitĆ ā€. Le ore della notte liberano i pensieri del domani e quasi dimentico le altre due cime da affrontare prima di giungere al paesino di S. Rhemy. Il mio angelo custode, Alessandro, ha dormito, io nemmeno per idea, ci prepariamo quindi per le ultime ore di salita e di fatica. Ormai con la certezza del traguardo anticipato a Saint Rhemy, che vuol dire quasi 30 km in meno, quasi 2000 metri dislivello in meno, quasi 16 ore di corsa in meno. Ripartiamo da ClosĆØ verso il Col Brison (2186 metri) alle 4 di notte, mentre salgo allā€™improvviso sento forti brividi, mi sento strana, confusa, ho nausea, devo sedermi. Non riesco quasi a camminare. Ogni pochi metri devo fermarmi, raggiungere la cima ĆØ un ā€˜impresa terribile. Stanchezza, voglia di riposare, di piangere, di finire qui il Tor. Alessandro, il mio angelo custode veglia su di me, mi rimprovera del fatto di non aver riposato e mi sprona in ogni modo. La crisi dura moltissimo ma Ollomont ĆØ vicina. Ci arriviamo al mattino presto. Eā€™ lā€™alba di venerdƬ. Fra poche ore saremo nella Valle del Gran San Bernardo, e con il Colle Champillon termineranno le ascese anche del Tor 2012. Alessandro riparte subito io mi fermo ad Ollomont. Ne sento il bisogno.

Secondo miracolo dopo il furetto Cecilia: ĆØ Alessandra, mia amica di avventure trail, mi raggiunge ad Ollomont e mi accompagna in tutta lā€™ascesa del Colle Champillon (2709 metri). Con lei anche il suo cagnolino.

Terzo miracolo, al rifugio Champillon anche un amico, Augusto, che mi aspetta per fare lā€™ultima salita assieme.

Eā€™ uno dei momenti piĆ¹ importanti e memorabili di questo Tor des Geants. Due amici che mi conoscono e che mi vogliono bene hanno deciso di lasciare per qualche ora le proprie attivitĆ  per accompagnare la sottoscritta, che quasi non riesce piĆ¹ a ragionare, stremata dai quasi 300 chilometri e che sta per affrontare lā€™ultima cima del viaggio Tor. Saliamo chiacchierando, e mi lascio andare a dei soliloqui: ā€œ da domani mi dedicherĆ² ad attivitĆ  piĆ¹ tranquille, farĆ² un corso di cucina e di musica, niente piĆ¹ gare per un anno ecc, ecc.ā€ Alessandra sorride a tutto ciĆ² che dico, tanto non ci crede! Poi la cima e torno a ragionare! La discesa dal Colle Champillon ĆØ puro divertimento. Riprendo le forze, corro come fossi appena partita e non importa se gli ultimi chilometri sono tutti su una bellissima strada poderale, cammino raschiando le ultime forze rimaste, Augusto e un’altra amica, Rosa, venutami incontro da Saint Rhemy, sono gli ultimi angeli custodi di questo incredibile, immenso viaggio dellā€™anima, e alle ore 15.30 di venerdi 15 settembre arrivo al traguardo di Saint Rhemy.

Elisa mi viene incontro e con lei il sorriso e la sensazione di essere accolta come una piccola eroina. Il mio TOR termina qui, dopo 125 ore.

Lā€™abbraccio commovente con mio marito, e tutto ritorna nella normalitĆ , dentro di me, ne sono convinta da adesso in poi i miei occhi guarderanno il mondo con occhi diversi.

ā€œLe gioie piĆ¹ belle della vita sono i ricordi, ricordi scolpiti nella mente. I ricordi che entrano nel cuore, che fanno bene allo spirito e fanno pensare sempre in positivo.

Ecco , per me il Tor Des Geants ĆØ stato tutto questo, un viaggio della mia anima, del mio essere libero e del mio aver voluto ad ogni costo affrontare lā€™ignoto, lā€™avventura, essere da sola nei

momenti critici e non sentirsi mai soli. Saper che nelle difficoltĆ  del meteo potevo farcela.

Tor des Geants, una fiaba da raccontare a coloro che avranno creduto in me e che vorranno a loro volta avventurarsi.ā€ Carmela

 .

Ad Elisa la mia rinascita
Ad Ale, il mio paziente amore
A Cecilia che sarĆ  sempre un esempio
A Roberto che mi ha sempre sostenuto
Ad Augusto, Alessandra, Alessandro, Sergio, Michel, angeli custodi del viaggio
Allā€™aquila che stampata sulla maglia mi incita a volare
Alla mia famiglia sempre vicina
Al Boss che sarĆ  sempre una tifosa
Alle mie allieve fiduciose della loro maestra
Agli Amici quelli su cui puoi contare
Alla vita che si deve sempre amareā€¦..

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