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sabato, Luglio 27, 2024

La corsa notturna, un’avventura che può richiedere più energia del previsto

Correre di notte è senz’altro affascinante, tutto appare tranquillo e silenzioso. Ma siamo sicuri che sia proprio così? Il nostro cervello non dorme mai, figuriamoci se stiamo correndo e per di più in condizioni di poca visibilità. I nostri sensi devono essere allerta, dobbiamo rimanere concentrati, attenti. E poi c’è la stanchezza fisica, il sonno, il bisogno di fermarsi a riposare… forse non è poi tutto tranquillo come sembra.

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ph 123rf.com/profile_ramonespelt

Correre su distanze molto lunghe implica superare le 20 ore di corsa e naturalmente alcuni tratti vengono percorsi durante la notte. Questo significa confrontarsi con un ambiente diverso rispetto a quello illuminato dal sole e il cervello deve affrontare un’ulteriore sfida oltre a quella fisica di percorrere chilometri e chilometri di sentieri sterrati.

La notte è un momento che risveglia diverse emozioni, anche contrastanti. La quasi assenza di rumori può trasmettere un senso di pace e non tutti possono dire di aver visto come la luce cambi nel corso della giornata. Eppure le ore notturne non sono così tranquille e pacifiche, soprattutto se si sta partecipando a una gara. Il cervello è sempre all’erta e più o meno consciamente si risveglia un leggero senso di inquietudine, siamo pronti a scattare al primo rumore strano. Questo è probabilmente dovuto ad un retaggio di quando i primi uomini dovevano fare i turni di guardia fuori dalla caverna per proteggersi dagli animali feroci. Ma non è l’unico motivo per cui i sensi sono più acuti.

Correre al buio, tanto più su un sentiero di montagna, richiede più energie mentali rispetto alla corsa diurna. L’uomo non è stato creato per la vita notturna, quindi, per quanto siano utili le torce, queste non sostituiscono la luce solare e la nostra vista non è neanche lontanamente paragonabile a quella di animali come i gufi o le linci. Le ombre che vengono proiettate possono trarre in inganno, bisogna stare attenti a dove si poggiano i piedi, a non sbagliare percorso, a seguire il ritmo di chi ci precede o ci segue. Anche prestare attenzione ai suoni è di fondamentale importanza: avendo una vista così poco sviluppata, dobbiamo fidarci del nostro udito per capire se siamo soli sul sentiero, se stanno cadendo dei massi, o per avere punti di riferimento spaziali (se sentiamo delle auto, saremo vicini alla strada; se sentiamo delle voci potremmo essere vicino a un rifugio).

Stare più attenti alle informazioni che ci trasmettono vista e udito significa che bisogna rimanere concentrati per periodi più lunghi. La concentrazione è la capacità di mantenere nel tempo l’attenzione focalizzata su stimoli per noi importanti. Di solito si fa l’esempio di quando siamo talmente assorti dalla lettura che ignoriamo qualsiasi stimolo esterno; ecco, più che “assorti” siamo “concentrati”.

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Per correre con il buio è quindi fondamentale riuscire a restare concentrati a lungo e saper indirizzare l’attenzione sui giusti stimoli, ma non è così facile come sembra. Se il tratto in notturna si svolge a inizio gara, tutto sommato lo sforzo non è proibitivo, siamo ancora freschi e anche fisicamente non abbiamo grossi problemi. Le difficoltà iniziano quando il buio arriva dopo diverse ore di corsa, quando siamo stanchi fisicamente e mentalmente e sembra che il cervello richieda più energia di quella che il corpo può offrire.

Oltre alla stanchezza, un altro problema è la deprivazione di sonno: quando restiamo svegli a lungo senza dormire, facciamo più fatica a concentrarci, ci distraiamo facilmente, siamo più irritabili, anche a livello fisico possiamo avere mal di testa, sentirci indeboliti. In montagna tutto questo può tradursi in rischio di distorsioni o di cadute per aver appoggiato male il piede o per non aver visto un ostacolo, pericolo di sbagliare percorso, possibilità di non alimentarsi bene per via di errori di valutazione dovuti alla scarsa capacità di concentrarsi. Per questo è importante ritagliarsi momenti di riposo anche durante la gara, che sia un’oretta scarsa di sonno o i cosiddetti micro sonni, che durano solitamente massimo 10 minuti e se ben allenati sono molto utili per ricaricarsi (vengono utilizzati soprattutto da chi corre ad alti livelli).

I risvolti mentali della corsa in notturna sono molteplici e complessi e non tutti sono stati ancora adeguatamente approfonditi, soprattutto quando si tratta di passare più di una notte in gara. Per certi versi si tratta di un’esperienza pericolosa, che va affrontata con una preparazione appropriata, per evitare che gli aspetti negativi superino quelli positivi e che il fascino di correre sotto la luna si trasformi in una brutta avventura.

Nathalie Novembrini

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