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martedì, Maggio 14, 2024

Lisa Borzani: Orobie Ultra Trail, sfida con me stessa su terreni mai così difficili

«La gara più dura e più tecnica che abbia mai fatto, escluso il Tor des Géants». Prima donna al traguardo, primo nome femminile impresso nell’albo d’oro del nuovo trail internazionale made in Bergamo, Lisa Borzani descrive così, sorridente sul palcoscenico di Piazza Vecchia, la sua Orobie Ultra Trail.

Orobie_Ultra_Trail_2015_Lisa_Borzani_Colere_Aquila_credit_organizzazione

Orobie_Ultra_Trail_2015_Bergamo_03_photo_credit_Cristiano_MorelloLa padovana di Teolo non era abituata a certi percorsi. «Bisognava stare attenti costantemente, il sentiero varia in continuazione, le Orobie non sono mai monotone. Io mi esprimo al meglio affrontando dislivelli importanti su un lungo chilometraggio, ma pur sempre su sentieri dove si riesce a correre. Sulle Orobie, invece, correre non si può. Si incontrano sassi, rocce, discese in cui per restare in piedi bisogna tenere gli occhi aperti. È stata una gara difficile, una gara diversa da quelle a cui sono abituata, una vera e propria novità». La decisione di prenotare un pettorale è scaturita solo pochi mesi fa. «L’ho presa come un allenamento assistito sulle lunghe distanze in vista del Tor des Géants a settembre. Il mio obiettivo era arrivare sana al traguardo».

E che affascinante scoperta, questo traguardo! «Città Alta mi si è presentata, di una bellezza inattesa, dopo 140 chilometri in montagna. Gli organizzatori hanno avuto una splendida idea nel legare i monti alla città medievale». Un ragazzo in bicicletta l’ha affiancata proprio quando è sbucata nella cittadella, ormai certa del trionfo. Non sappiamo se il ciclista sapesse di aver incontrato la vincitrice dell’Orobie Ultra Trail. «Ho fatto una visita turistica durante la gara… il giovane mi ha scortata per un tratto, indicandomi dove andare, spiegandomi quali luoghi stessimo attraversando.

La pioggia «incontrata in un tratto in salita» non le ha causato particolari problemi. Nella galoppata finale, però, è incappata in un paio di scivoloni. «Non mi sono fatta male!» precisa l’asso rosa del team Vibram, che nella vita di tutti i giorni è impiegata in banca. Parecchia la strada in solitudine. «Incrociavo qualcuno ma avevamo un passo diverso». Finché, sabato mattina, ha potuto viaggiare per alcune ore con un altro corridore. Una chiacchierata intensa sulle proprie vite, prima che lui la salutasse e se ne andasse, solo, verso l’arrivo.

Orobie_Ultra_Trail_2015_Bergamo_premiazioni_03_photo_credit_Francesco_BegnaIl giudizio sulla gara è di quelli che ripagano lo staff di Spiagames dopo tutti gli sforzi: «Ho visto un’organizzazione perfetta, bravi a indire l’edizione zero nel 2014, e attenti alla sicurezza degli atleti, fattore su cui non si dovrebbe mai transigere. Buona la decisione di sospendere la corsa per tutelare i corridori. Molti i volontari nelle zone più critiche, grazie a loro mi sentivo sicura. Ristori super forniti e numerosi. In 28 ore, sono passati al massimo 50 minuti senza incontrare nessuno. Ma questi 50 minuti sono proprio il limite: di solito trascorreva meno tempo!».

La regina dell’Orobie Ultra Trail ha ancora negli occhi la lunga salita verso il Rifugio Antonio Baroni al Brunone, dove nella notte ha trovato una calda accoglienza. Prima donna nella marcia rischiarata dal plenilunio, gli stambecchi le hanno silenziosamente fatto il tifo, mentre i laghi alpini brillavano a tal punto che «sembrava ci fosse un faro piazzato sotto la superficie».

«Dell’Orobie Ultra Trail – conclude Lisa Borzani – porterò con me un ricordo bellissimo. Mi sono messa alla prova su un terreno dove non sono solita né gareggiare né allenarmi e ho vinto la sfida. I volontari sono stati molto più calorosi e accoglienti rispetto ad altre gare. Ai ristori e nel dopo gara si percepiva che l’Orobie Ultra Trail era un evento sentito. Li ringrazio: senza di loro i trail non esisterebbero».

Enula Bassanelli

(Photo credit: Cristiano Morello & Francesco Begna – Orobie Ultra Trail)

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