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venerdì, Aprile 19, 2024

Mario Noris, Scott RT: «Tattica gambe e gara perfetta, così Ragnoli ha vinto il tricolore»

Mario Noris, team manager Scott Racing Team: «Una vittoria che cercavamo da quattro anni, tutto è stato perfetto, un successo meritato». Juri Ragnoli alla Divinus Bike non sbaglia nulla, e si riprende il titolo di campione italiano marathon mtb.

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Il podio tricolore della Divinus Bike 2016 – ph © Aldo Zanardi – Scott

Una nuova maglia tricolore va ad arricchire il palmarès della scuderia Scott. Artefice dell’impresa il bresciano Juri Ragnoli, 28 anni appena compiuti, protagonista di una gara tatticamente perfetta. Un atleta maturo, consapevole dei propri mezzi, che ha conquistato il suo secondo titolo di campione italiano mtb marathon.

Non ha sbagliato niente, Juri, nelle 3h18’22” di gara della Divinus Bike a Monteforte d’Alpone. Quando ha tagliato il traguardo, le braccia al cielo ricordando il suocero Walter, ad attenderlo e abbracciarlo c’era il team manager Mario Noris. Che, condividendo questo successo, così fortemente voluto, cercato e meritato, ha rivissuto le emozioni di quando anche lui, in sella alla mtb, andava a centrare l’obiettivo tricolore.

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L’arrivo in solitaria di Juri Ragnoli – ph © Aldo Zanardi – Scott

«Siamo indubbiamente felici – racconta il direttore del team a poche ore dalla vittoria di Ragnoli – non ce l’aspettavamo ma allo stesso tempo la cercavamo. Da quattro anni ci mancava quella maglia, e finalmente l’abbiamo riconquistata. Tutto è stato perfetto nella gara di Monteforte d’Alpone. Tatticamente Ragnoli è molto attento, difficile che sbagli strategia, semmai possono mancare le gambe. Ma questa volta la testa e la forma hanno fatto sì che riuscisse a prevalere su tutti gli altri. Ha gestito la gara e non ha mai voluto forzare prima del momento opportuno».

Quale fosse il momento opportuno per sferrare l’attacco, il biker bresciano annoverato fra i favoriti della vigilia, lo aveva stabilito da tempo. Certi risultati non si improvvisano. Recandosi sul posto almeno quattro o cinque volte prima del grande giorno, cartina alla mano, si era studiato a fondo il percorso della Divinus Bike.

Percorso sul quale Ragnoli si è sempre mantenuto nel gruppo dei migliori. «Dapprima il drappello al comando era composto da 7 o 8 unità. Ai meno venti sono rimasti davanti Ragnoli e Daniele Mensi (Soudal Parkpre), che era uno dei favoriti. A venti secondi inseguiva Tony Longo (Wilier Force). Mensi però non imprimeva un ritmo che facesse selezione, e in seguito a questo tentennamento Longo è rientrato. Per alcuni chilometri Longo e Ragnoli hanno pedalato insieme in testa alla corsa. Poi, nel punto esatto in cui aveva previsto di farlo, Ragnoli ha aperto il gas lasciandosi alle spalle il trentino». Nemmeno uno scivolone e un vero e proprio capitombolo hanno compromesso la sua fuga decisiva verso la conquista del campionato italiano.

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La soddisfazione di Ragnoli – ph © Aldo Zanardi – Scott

Una domenica in cui è filato tutto liscio. Ma non basta, la vittoria è un puzzle in cui ogni dettaglio va incastrato perfettamente per completare l’opera. «Juri si è meritato questo successo. Secondo me, anche se lui non me lo ha precisato, si è recato a provare il percorso almeno tre, quattro, cinque volte. Forse non tutto in una volta, ma a pezzetti sì, osservando la cartina. Inoltre abbiamo cercato di usare delle gomme che dessero un grip ma non troppo. Gomme scorrevoli, quasi semislick, perché il terreno forniva questa opportunità, non era così grezzo come invece – ad esempio – alla Valseriana Mtb Marathon. Attenzioni che fanno la differenza».

Mario Noris sa bene cosa si prova compiendo certe imprese. «Quando ho visto Juri arrivare da solo sul traguardo della marathon, ho ripensato alle emozioni di quando vincevo io il campionato italiano, alla gratificazione che dà il fatto di indossare tutto l’anno la maglia tricolore. Gli ho fatto i complimenti perché è stato capace di restare freddo e lucido, aspettando con pazienza il punto stabilito per staccare gli avversari. Non si è lasciato prendere dall’euforia che in corsa ti porta ad azioni che penalizzano».

E Cristiano Salerno, la seconda punta dello Scott Racing Team, la scommessa del team manager? «Salerno si è lasciato prendere, pronti via ed è partito, scollinando sulla prima salita davanti al gruppo. Poi è incappato in una foratura, in una zona lontana dall’assistenza tecnica. Come è accaduto a Johnny Cattaneo. Ha chiesto continuamente bombolette per riparare il danno, rimontava poi perdeva, e quando ha cambiato la ruota era già finito in 13esima posizione, così è svanita la sua grinta. Cose che succedono, ma lui ci credeva e l’ha presa un po’ male; che peccato la sua foratura. Se fosse stato alla ruota di Ragnoli, sarebbe salito sul podio e avremmo fatto una bella doppietta come alla gara di Bergamo. E per lui, al primo anno di mtb dopo dieci di professionismo su strada, sarebbe stata una gratificazione».

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La maglia tricolore di Juri Ragnoli – ph © Aldo Zanardi – Scott

Archiviato il campionato italiano, non è tempo di fermarsi. Solo ad agosto il team Scott potrà osservare tre settimane di riposo. Giugno e luglio sono mesi fitti di eventi importanti. Ragnoli e compagni ricominceranno dalla 100 km dei Forti sull’Alpe Cimbra, cui seguiranno la Hero e il mondiale. Juri dovrebbe essere al via della Transalp. Ad agosto il recupero, poi di nuovo in pista dall’ultima settimana, con la chiusura ufficiale della stagione che avverrà il 16 ottobre alla Marathon Colli Albani.

A proposito del mondiale: «Vediamo cosa potrà fare Ragnoli. Conosce il tracciato, che presenta caratteristiche diverse da quello del campionato italiano. Juri sul tecnico e nelle discese impegnative è molto bravo. Se mantiene la forma, sarà uno degli uomini da battere». La riflessione si estende al movimento italiano della mtb. «Ragnoli, Ferraro, Longo, Mensi e Porro hanno tutti meno di 30 anni, fra loro c’è competizione a livelli molto alti. Adesso e negli anni a venire potranno esprimersi in ambito internazionale».

Enula Bassanelli

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