Gli scialpinisti piĆ¹ esperti considerano la vetta dei Tre Confini una meta classica e irrinunciabile. Sentinella solitaria, la campana ĆØ recentemente stata sostituita. Ma la sua storia ha radici che affondano nel 1957, da un idea di Dino Perolari e Carlo Bordignon.
Per quanti praticano lo sci alpinismo la salita al pizzo dei Tre Confini ĆØ da sempre sinonimo di una classica escursione con le pelli di foca. Contrariamente a quanto puĆ² lasciare pensare il nome, la montagna non si trova alla confluenza di tre province ma totalmente sul territorio di Bergamo. Pare invece affondare le sue origini in tempi remoti, quando vi confluivano i confini di Lizzola, Bondione e Vilminore di Scalve. Solo nel 1927 i primi due vennero accorpati dando vita allāattuale Valbondione.
I piĆ¹ preparati raggiungono i 2824 metri della vetta delle Alpi Orobie anche una decina di volte in una stagione con gli sci ai piedi. I meno avvezzi si pongono generalmente questa escursione come obiettivo finale, prima di riporre gli sci nello scantinato. A quanti, durante la scorsa estate, vi sono saliti non sarĆ tuttavia sfuggito un dettaglio non di poco conto. Lāassenza della campana posta sul trespolo di vetta.
Questa era infatti stata rimossa nel mese di giugno, da un gruppo di appassionati di Lizzola, e riportata a valle per essere sostituita con una nuova, visto che presentava delle crepe. La sua posa ĆØ avvenuta nella giornata di domenica 25 settembre, con la celebrazione della Messa da parte di don Remo Ducci, scalvino di Bueggio, alla presenza di decine di escursionisti.
Ma da quanti anni, viene da chiedersi, questa campana emetteva i suoi rintocchi nelle vallate sottostanti? Ebbene, nel prossimo mese di settembre si festeggeranno i 60 anni essendo stata posata nel 1957 da un gruppo di amici della media valle Seriana. Il racconto di Dino Perolari, classe 1932 di Semonte di Vertova, risulta oggi tanto anacronistico quanto incredibile.
Ā«Frequentavo Lizzola da qualche tempo con lāamico Carlo Bordignon. Fu proprio lui, durante una delle tante escursioni che stavamo compiendo in zona, a parlarmi di questo progetto. Posare una campana sulla vetta dei Tre Confini. Certo, lāidea era stimolante ma non sarebbero certamente mancate le difficoltĆ Ā».
Furono loro a preparare il sostegno. Ā«Con la sana incoscienza tipica dei giovani iniziammo a fare degli schizzi del trespolo di sostegno. Lo realizzammo nei ritagli di tempo serali e pesava oltre 60 chili. Facemmo invece costruire la campana a āpresa di ventoā dalle fonderie Baldis e Pozzi di Seriate in modo che potesse scuoterne il batacchio facendola suonareĀ».
Il trespolo venne trasportato da Bondione a dorso di mulo. Ā«Una sera del settembre 1957 portammo il trespolo in auto fino a Valbondione. La carrozzabile non saliva fino a Lizzola e per questo motivo Carlo era sceso dalla frazione alta con il conducente di un mulo. La mattina successiva partimmo da Lizzola. La campana in bronzo venne invece posta in uno zaino assieme ad altri attrezzi ed alcune provviste. Con il mulo arrivammo a circa 2600 metri di quota. Poi ci alternammo tra di noi per portare tutto il materiale fino alla vetta. Con enorme soddisfazione la campana diede il primo rintocco poco dopo mezzogiornoĀ».
Sessantāanni di rintocchi quindi ma ancora oggi cāĆØ qualcuno che narra, e sia convinto, che solo il primo di giornata possa avere lāonore di poterla suonare. Allāinizio degli anni 90 alcuni escursionisti ne notarono la scomparsa. Non ĆØ dato sapere quale sia stata la causa della sparizione. Fu grazie allāinteressamento del Gruppo Alpinistico Nembrese (Gan) che ne venne posata una nuova, forgiata da Severo Piccinini, senatore della Marcialonga.
Mirco Bonacorsi