Fra torri e castelli delle vallate valdostane Oliviero Bosatelli corre veloce e si aggiudica la prima edizione del Tor des Chateaux, una gara di 170 km e 4000 metri di dislivello positivo.
Quando la Valle d’Aosta incontra Oliviero Bosatelli il mondo del trail running si illumina di sconfinata passione. Se in questo mese di maggio fossero consentiti dei confronti, sempre rischiosi ma utili, potremmo sostenere che il Tor des Chateaux è stato il Giro d’Italia dei Valdostani, che tutti i concorrenti sono stati salutati dal calore e dal tifo tipici di questa zona, e che in mezzo al gruppo la maglia rosa, il più acclamato, quello su cui ricadevano le speranze dei più, il Vincenzo Nibali della situazione, era Oliviero Bosatelli, con quella maglia giallo fluo con la quale aveva già tagliato il traguardo del Tor des Géants, accolto oggi come quel giorno dalla voce di Silvano Gadin.
Due gare (100 km e 3000 m d+ oppure 170 km e 4000 m d+), 34 comuni attraversati, un’unica regione: la prima edizione del Tor des Chateux, che come il Tor des Géants (TdG) porta la firma organizzativa di VdA Trailers, si è conclusa con il trionfo di Oliviero Bosatelli. Il re del TdG è tornato a sedersi sul trono delle ultra nella regione che lo ha adottato, la Valle d’Aosta.
Questa volta l’itinerario si è dipanato ad altitudini meno elevate, attraverso quella Valle d’Aosta forse un po’ meno conosciuta ma che meritava un evento che la facesse conoscere agli ultra runner; un completamento ideale di quella rete di vie e di sentieri podisticamente inaugurati dal Tor des Géants. Al Tor des Chateaux è stata protagonista la Valle d’Aosta dei castelli, dei borghi storici, della Via Francigena prima dei valichi alpini e delle giovani acque della Dora Baltea.
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Difficile stabilire se la scelta di Oliviero Bosatelli di partecipare al Tor des Chateaux sia stata dettata maggiormente dal legame con la regione o se invece abbia inciso la tipologia di gara, che si confaceva perfettamente al suo programma di avvicinamento al TdG di settembre. Fatto sta che il vigile de fuoco bergamasco è stato uno dei 63 concorrenti (altri 65 nella 100 km) ad aver dato fiducia a una gara che partiva da zero e perciò piena d’incognite. La 170 km ha preso il via venerdì sera alle otto; in piazza Émile Chanoux ad Aosta la pioggia scendeva fitta. Lo scroscio è durato un paio d’ore, poi l’acqua si è fatta da parte agevolando il cammino notturno. Al 15esimo km Bosatelli era già al comando della corsa, su un tracciato che «non si può definire né strada né montagna: un esperimento. Lungo il quale erano dislocati numerosi volontari, persone che ci aspettavano a qualsiasi ora».
In alcuni punti la segnaletica era stata tolta: Bosatelli inevitabilmente ha sbagliato strada ma non si è mai perso d’animo ed è riuscito a tornare sui propri passi. Il secondo atleta però, che conosceva bene il tragitto, lo ha superato portandosi in prima posizione. «Nonostante avessi buttato via 30 o 40 minuti, mi sono imposto di tenere duro e rincorrere il tempo perso». Dopo una notte a caccia del nuovo battistrada, all’alba lo ha raggiunto e surclassato, andando nuovamente in testa. Viaggiando alla media di 10 km all’ora, fra strade asfaltate, sterrati e sentieri, il capitano dell’E-Rock Team ha chiuso con 47 minuti di vantaggio sul suo più immediato inseguitore. Con ingresso trionfale in piazza Chanoux, Oliviero Bosatelli ha vinto in 17h28’ la prima edizione del Tor des Chateaux.
«I valdostani che mi accolgono sempre affettuosamente hanno messo in piedi un evento che può crescere molto. Il percorso è meno impegnativo del Tor des Géants; l’ubicazione della partenza e dell’arrivo nel centro di Aosta, gli itinerari che vanno a toccare tutte le bellezze del territorio regionale, le strade asfaltate con traffico pressoché assente sono ingredienti che attireranno un gran numero di atleti». Bosatelli dispensa un consiglio a chi si cimenterà nel TdC: «È una gara classificata come veloce ma bisogna stare molto attenti a impostare l’andatura nei tratti pianeggianti. Le energie vanno dosate perché si incontrano salite con un dislivello importante».
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Equipaggiamento minimal quello utilizzato dal capitano dell’E-Rock Team: un telo, due lampade, una giacca a vento, acqua di scorta e poco altro: ogni 10 km infatti si incontrava un punto ristoro. La scelta delle calzature è caduta sulle Kinabalu. «Ero indeciso: scarpa da strada o da trail? Ho optato per le Kinabalu Enduro e si sono rivelate la scelta giusta, mi hanno fornito protezione e ammortizzazione sui sentieri, nei tratti sassosi e in discesa».
Per il bergamasco un altro risultato di spessore in vista del Tor des Géants. Ma che non si parli troppo del sogno di settembre. «Inizio a portare a casa questi successi e a godermeli senza fossilizzarmi sul TdG. Non voglio pensare a una sola gara a stagione. Ciò che ho fatto basta a rendermi soddisfatto».
Enula Bassanelli