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martedƬ, Ottobre 8, 2024

Piccoli campioni crescono (o almeno dovrebbero)

Un grande applauso a tutti quei ragazzi che hanno partecipato alle Olimpiadi di Sochi. Bravi quelli che hanno vinto una medaglia. Bravi quelli che lā€™hanno solo sfiorata. Bravi quelli che hanno concluso le loro prove dando il meglio di sĆØ anche se il tanto ambito risultato non ĆØ arrivato.
La critica, piuttosto, la rivolgo ai giornalisti in primis, che continuano a definire come ā€œscarsiā€ certi risultati come la cosiddetta medaglia di legno. Scusate, ma il quarto posto non ĆØ una medaglia di legno, ĆØ un ottimo risultato, che lascia sƬ un poā€™ di amaro in bocca, ma se ottenuto dando il massimo ĆØ comunque una piazza dā€™onore. O come quel giornale senza far nomi che dopo la staffetta del 5Ā° posto titolava a caratteri cubitali: “lā€™Italia va a fondo”. No, lā€™Italia non va a fondo, ĆØ arrivata 5ĀŖ alle spalle di paesi di ā€œgigantiā€ che, al contrario del nostro, credono ancora in certi sport. Ha sfiorato il podio con dei grandi ragazzi che ci hanno provato fino alla fine a tenere il passo dei piĆ¹ forti. La colpa, cari giornalisti, ĆØ anche un poā€™ vostra, se siamo ā€œcostrettiā€ a puntare sempre sugli immensi quarantenni Giorgio Di Centa e Armin Zoeggeler, e anche altri. Nessuno si chiede come mai nazioni come lā€™Australia che non sa neanche cosā€™ĆØ la neve ha piĆ¹ medaglie dellā€™Italia? O perchĆ© piccoli paesi come Olanda e Svizzera ci surclassano nel medagliere? La colpa ĆØ anche un poā€™ vostra se in Italia non si fa altro che parlare di calcio, bello sport sƬ, ma non cā€™ĆØ solo quello. Per non parlare di mamma Rai, che non sa trovare, nellā€™arco di 24 ore, mezzā€™ora da dedicare ad un avvenimento tanto importante come le olimpiadi. Calcio da mattina a sera. Due canali di sport per trasmettere, tra una partita e lā€™altra, o il campionato 1980 o la partita di biliardo, senza nulla togliere a questo sport.
Non sarebbe forse il caso di tornare ad incentivare questi sport a livello giovanile come si faceva una volta, con i famosi Giochi della GioventĆ¹? O come per lo sci il Pinocchio? Una volta eravamo la culla dellā€™atletica, del ciclismo, dello sci, adesso siamo la patria dei Balotelli che non fanno altro che parlare di sĆØ e delle loro veline. Coadiuvati da giornali e tv.
I ragazzi che si buttano negli sport ā€œminoriā€ sono sempre meno, sempre piĆ¹ incentivati a seguire come esempio i sopracitati, sempre piĆ¹ convinti che per avere successo e fama nella vita la strada da seguire sia quella. Poi ci sono i genitori. Cari genitori, dobbiamo insegnare ai nostri figli sin da piccoli cosā€™ĆØ lo sport. Dobbiamo insegnare che certi risultati si ottengono con i sacrifici. Ma soprattutto dobbiamo insegnare che arrivare secondi o ultimi non ĆØ un disonore se si ĆØ dato il meglio di se stessi. Dobbiamo insegnare che se non ci fossero il secondo e lā€™ultimo non ci sarebbe neanche il primo. Dobbiamo insegnare che lā€™umiltĆ  ĆØ la prima cosa per avere successo. E gli allenatori, i coadiuvanti, soprattutto nei piĆ¹ piccoli dovrebbero insegnare che prima di tutto ci si deve divertire cercando sempre di dare quello che si puĆ². I bambini vanno stimolati. Dobbiamo far capire loro che lo sport non ĆØ ā€œsoloā€ quello che si fa sul divano con la Playstation, ma ĆØ quello che si pratica allā€™aria aperta, con gli amici, della propria e della squadra avversaria.
E noi amatori sempre piĆ¹ votati a diventare similprofessionisti, con squadre che finanziano lā€™amatore di turno per arrivare 100Ā° ad una semplice Gran Fondo che dovrebbe essere una sorta di gita, non sarebbe meglio se finanziassimo un poā€™ di piĆ¹ le societĆ  di ragazzi che ormai hanno le risorse sempre piĆ¹ al lumicino? Fa sorridere il vedere societĆ  amatoriali con mezzi bellissimi tappezzati di sponsor quasi da Giro dā€™Italia e piccole squadre di ragazzini con pulmini vecchi di 20 anni. Sempre meno sono i ragazzi che si buttano in questi sport, forse perchĆ© proprio chiamati ā€œminoriā€. Cerchiamo di cambiare, per poter un giorno rivedere lā€™Alberto Tomba e il Grillo De Zolt o la Belmondo e la Compagnoni di turno. Forse con un poā€™ di impegno ce la possiamo fare.
Marcello Gusmini

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