Qualche tempo fa mi ĆØ capitato di parlare di corsa, per motivi estranei al mio lavoro, con un ragazzo che era appena tornato da un importante appuntamento internazionale. Ha raccontato di come la maggior parte delle volte i suoi allenamenti consistano in lunghe corse da solo, generalmente un paio di volte al giorno, mattino e tardo pomeriggio.
Dāestate il problema non si pone, ma dāinverno i suoi allenamenti si svolgono per lo piĆ¹ al buio e con il freddo, a volte anche con pioggia e neve… viene quasi da chiedersi Ā«Ma chi te lo fa fare?Ā». Certo, la motivazione esterna arriva innanzitutto da motivi pratici, come gli orari di lavoro o gli impegni della giornata, oppure la necessitĆ di seguire un programma di preparazione mirato. Ma la maggior parte del lavoro lo fanno i motivi personali per cui si corre: perchĆ© mi piace; dopo lāallenamento sto meglio; correndo mi rilasso; mi piace correre con il freddo; ĆØ una āscusaā per incontrare gli amici; ĆØ il mio momento per stare da solo con me stesso; corro e non penso a niente…
Qualcuno avrĆ certamente un obiettivo a lungo termine, come una gara importante, e arrivare preparati fisicamente allāappuntamento stagionale ĆØ fondamentale. Qualcuno potrebbe allenarsi per correre gare che si svolgono anche in notturna. Qualcuno vorrĆ semplicemente mantenersi in forma. I primi giorni potrebbe bastare tenere bene in mente questi obiettivi per alzarsi dal letto e infilarsi le scarpe da corsa, ma a lungo andare il freddo, il sonno, la stanchezza dopo il lavoro potrebbero avere la meglio. Serve quindi che scatti una molla interna, qualcosa che scuota via il torpore e vinca tutte le obiezioni sensate che il nostro cervello potrebbe fare allāidea di passare del tempo al freddo.
Questa āmollaā ĆØ la cosiddetta motivazione intrinseca, termine che si utilizza per indicare quando una cosa viene fatta perchĆ© ci piace, ci interessa, ci dĆ soddisfazione… la facciamo per il piacere che ci procura farla. Allāopposto si trova la motivazione estrinseca: facciamo una cosa solo perchĆ© qualcuno ci dĆ un premio se la facciamo (es. uno stipendio) o ci punisce se non la facciamo (es. a letto senza cena se non si fanno i compiti), ma fondamentalmente il portarla a termine ci interessa quasi nulla. Tra questi estremi esistono alcune categorie intermedie, che mischiano livelli diversi di motivazione estrinseca ed intrinseca.
Un’atleta della nazionale di ultratrail, per esempio, ha iniziato a correre perchĆ© voleva smettere di fumare. Si puĆ² dire che questa fosse la sua motivazione esterna per cominciare: faccio una cosa (corro) allo scopo di ottenerne unāaltra (smettere di fumare). Successivamente si ĆØ resa conto di quanto le piacesse correre, di quanto le desse la carica, di quanto la stimolasse visitare i nuovi posti dove gareggiava. Ha cosƬ scoperto il vero motivo per cui esce a correre, la sua motivazione intrinseca: in sostanza, si diverte. La āmollaā che la spinge ĆØ il divertimento, la cosa apparentemente piĆ¹ banale ma che viene troppo spesso trascurata quando si pratica sport da adulti.
Ć impossibile elencare tutte le motivazioni che possono spingere una persona ad allenarsi nonostante il freddo e il buio; sicuramente qualcuno non si sentirebbe rappresentato, qualcuno avrebbe da ridire sui termini usati, qualcun altro invece troverebbe descritto esattamente il motivo per cui corre. Ma lāobiettivo non ĆØ parlare di ogni singolo caso, quanto piuttosto offrire uno spunto di riflessione su questioni tanto complesse quanto individuali e diverse per ognuno di noi.
Nathalie Novembrini