Dice Luca Tomasoni che, a Castione della Presolana, il paese dove risiede, lo scialpinismo sta diventando la disciplina più popolare in assoluto. Troppo umile per ammettere che un po’ è merito suo, a soli 18 anni fresco di conquista del terzo titolo italiano della carriera (il secondo individuale, unito a uno di vertical).
[ngg src=”galleries” ids=”189″ display=”basic_imagebrowser” ajax_pagination=”1″]
Meglio partire da questo anomalo inverno all’insegna delle limitazioni da Covd-19, un assist a una disciplina considerata ancora un po’ di nicchia all’interno della vasta galassia del circo bianco: «Gli impianti di risalita sono chiusi, chi di solito pratica sci alpino non ha quasi scelta. O si sta sul divano, o per l’ebbrezza di qualche discesa si fa un po’ di fatica…». Lui, up & down, è andato a Vermiglio, ai piedi dell’Adamello, location dei tricolori giovanili, da dove è tornato con una nuova stella tricolore sul petto. Non è stato semplice come i bookmakers ipotizzavano alla vigilia: «Su quel percorso, nelle stagioni precedenti, avevo sempre avuto dei problemi – analizza il diretto interessato che ha chiuso gli 8,260 km del tracciato (un anello da percorrere tre volte per 1019 metri di dislivello) in 1h06”19 – . Stavolta per fortuna è andata diversamente».
Questa volta, per sorridere oltre alla mascherina al momento delle premiazioni della categoria U20 (dove si trova a concorrere con rivali di anno più esperti) ha scelto la strategia di una gara versione turbo-diesel. Prima della penultima discesa era ancora secondo ex aequo, a una ventina di secondi da Matteo Sostizzo (Sci Club Schio) alla fine terzo a 1’31”, a qualche racchettata di distanza pure da Alessandro Rossi (Lanzada) secondo a 27 secondi: «A un certo punto mi sono detto o la va o la spacca, e è andata bene: speriamo sia di buon auspicio in prospettiva». Già, il futuro. Il day after la nuova perla tricolore, ha seguito a distanza le lezioni dell’Isiss Valle Seriana di Gazzaniga, dove è prossimo al conseguimento della maturità nell’indirizzo meccanico.
Quella agonistica, di maturità, passa per un inverno che alla faccia della colonnina di mercurio si appresta ufficialmente a divenire caldo. In calendario ci sono tre prove di Coppa del Mondo (29 gennaio in Svizzera, 5 febbraio in Francia, 20 febbraio in Val Martello), antipasto per i tioli mondiali di categoria in palio a inizio marzo a Andorra e le finali Coppa del Mondo: «Se potessi scegliere su cui salire, sarebbe quello iridato – continua Luca “Tom Tom” (allenato da “Giampi” Mutti & Luigi Migliorati e tesserato per lo sci club Presolana Monte Pora) – . Ci arrriverò anche passando per il circuito di Coppa Italia. Una medaglia mondiale rappresenterebbe un ulteriore step di crescita dopo quello fatto sin qui».
Il sogno nel cassetto di Tomasoni (lo scorso anno argento alle Olimpiadi Giovanili) è quello di riuscire a fare dello ski-alp una professione a tutti gli effetti: «Il mio idolo? È Pietro Lanfranchi, il più grande bergamasco di sempre di questa specialità. La via più breve per emularlo, passa per l’ingresso in un corpo sportivo militare». Tra il dire e il fare, di mezzo, c’è da faticare 350 giorni all’anno, alternando preparazione estiva (bici, skiroll e corsa in montagna) con quella invernale fatta sulle tracce della zone dove vive. «Di volta in volta mi sposto tra Colere, Presolana e il monte Pora: quest’anno, vista la situazione generale, ho solo l’imbarazzo della scelta per decidere dove prepararmi in tranquillità». Uno dei segreti del suo ultimo successo. Quello che sta facendo dello scialpinismo lo sport nazionale di Castione e dintorni.
copyright © Montagna Express – riproduzione vietata