Che si tratti di mountain bike o di sci d’alpinismo, Marzio Deho è sempre fra i pretendenti a una medaglia. Medaglia che oggi è arrivata, d’oro, ai campionati italiani vertical di scialpinismo sulle nevi di Madonna di Campiglio.

13 dicembre 2015 – La gara più attesa del lungo weekend tricolore sulle piste di Madonna di Campiglio era la vertical race. All’alba di domenica, i big dello scialpinismo italiano stavano tutti schierati ai nastri di partenza della gara organizzata sotto l’attenta regia dello sci club Brenta Team.
E se, tra i senior, a dettare legge è stato il valtellinese Michele Boscacci (classe 1990, in forza all’Esercito) chiudendo in 23’53”, a mettere il sigillo sulla prova master è stato il bergamasco Marzio Deho che, con il tempo di 27’25”, ha preceduto Omar Oprandi, secondo di categoria in 28’23”, e Germano Pasinetti, terzo in 30’20”. La prova di sola salita ha preso il via dalla località Belvedere e si è conclusa in vetta allo Spinale, dopo 3,5 km e un dislivello totale di 600 metri.
«Le gare vertical richiedono una forza esplosiva sin dalla partenza» spiega il biker che oggi ha corso con i colori del Gan Nembro. «Scalando il primo muro, tutti cercavano di mantenersi davanti. Il percorso era caratterizzato da diversi muri, intervallati da alcuni tratti piuttosto piani di cui si doveva spingere. Nella parte alta della pista il settore più impegnativo, con un muro molto ripido e dal fondo ghiacciato. Per superarlo, i concorrenti dovevano scegliere se affrontarlo con delle diagonali oppure tenersi sulla destra e passare sull’erba, sempre con gli sci agganciati, e fare un tratto anche a piedi». Marzio è salito, con gli sci ai piedi, fra erba e neve.

Un risultato, e un tempo cronometrico, che lo soddisfano pienamente, soprattutto pensando all’infortunio che sta trascinando da un mese ma che non lo ha fermato: «Tre settimane fa ho rotto tre costole in seguito a una banale caduta durante un’uscita in mtb sulle colline vicino a casa».
Senza allenamenti specifici, ma con classe, esperienza e allenamenti accumulati nella stagione di mtb, è arrivato l’ennesimo risultato prestigioso. «Considerando la scarsità di neve e il problema alle costole, ho potuto sciare una sola volta per testare i nuovi sci Merelli. Nell’ultimo mese e mezzo ho fatto ben poco, mi sono preso il periodo di riposo a chiusura dell’annata ciclistica concedendomi delle pedalate con la bici da strada e qualche camminata in montagna. Oggi ho cercato di dare il massimo tenendo un passo regolare, senza grosse ambizioni a livello assoluto ma con l’intenzione di difendermi al meglio nella categoria master. D’ora in avanti comincerò a prepararmi più intensamente in vista dei prossimi appuntamenti, neve permettendo».
La vertical di Madonna di Campiglio è stata anche un’occasione per osservare le nuove leve. «In gara, oggi, c’era la crème del movimento dello scialpinismo nazionale, atleti in grado di primeggiare anche a livello internazionale. Mancava soltanto Damiano Lenzi, infortunato. Mi ha colpito particolarmente Michele Boscacci, assoluto dominatore, ma sono tantissimi i giovani e i giovanissimi, a partire da Davide Magnini, che stanno crescendo bene: l’Italia ha un vivaio assai promettente».

Le gare di scialpinismo sono solo una parentesi, per Marzio Deho, di una stagione improntata alla mountain bike, una stagione in cui si è continuamente messo in evidenza, battagliando con i migliori biker nelle gare più importanti, meritandosi la convocazione in nazionale al suo decimo campionato del mondo. Sesto assoluto ai campionati italiani marathon e settimo in una prova di coppa del mondo in Francia, tra le soddisfazioni più grandi va sottolineata la vittoria alla Granfondo Costa degli Etruschi nella distanza marathon. Ma il ricordo più bello è il trionfo alla Himalayan Highest Mtb Race, la corsa a tappe più alta del mondo, nella regione del Ladakh (il Piccolo Tibet) valicando tre passi a oltre 5mila metri di altitudine.
E nel 2016 gli obiettivi, i sacrifici e i sogni saranno ancora gli stessi: «Il prossimo anno di nuovo in sella, per un’ennesima stagione da élite». Lo aspettiamo.
Enula Bassanelli