
Nella corsa in montagna la fatica non è solo un sintomo, ma una compagna di viaggio. Ogni salita, ogni tratto tecnico, ogni discesa lunga porta con sé una percezione diversa dello sforzo. Comprendere come si manifesta la fatica è il primo passo per imparare a gestirla e migliorare la propria prestazione.
La fatica percepita: un parametro invisibile ma decisivo
Nel trail running la “percezione della fatica” distingue una corsa controllata da una fuori giri. Non sempre i dati oggettivi – ritmo, potenza, frequenza cardiaca – restituiscono la reale intensità dello sforzo. La mente, le condizioni ambientali e la motivazione personale incidono in modo determinante: il corpo non è una macchina e la fatica percepita cambia con terreno, caldo, quota e livello di concentrazione.
Scala RPE e gestione dello sforzo nel trail running
Per quantificare lo sforzo molti atleti utilizzano la scala RPE CR10 di Gunnar Borg (0 = nessuna fatica, 10 = massimo). Esiste anche la storica scala 6–20 pensata per correlarsi alla frequenza cardiaca. Allenarsi riconoscendo i propri livelli di RPE aiuta a regolare il passo senza dipendere solo dai numeri: un auto-monitoraggio particolarmente utile in montagna, dove ritmo e dislivello variano di continuo. Per approfondire la scala RPE e le sue applicazioni pratiche nella corsa in montagna, puoi leggere questo articolo di Alex Baldaccini.

L’influenza dell’ambiente sulla percezione della fatica
La montagna amplifica la fatica e la rende più “autentica”. Temperature variabili, pendenze ripide e altitudine impongono continui adattamenti fisiologici. Anche la componente mentale conta: in contesti più isolati, il silenzio e la minor quantità di stimoli esterni aumentano la consapevolezza di respiro, battito e feedback muscolare.
Allenare la percezione per migliorare la performance
Allenare la percezione della fatica significa allenare la consapevolezza. Gli atleti più esperti non provano a ignorare lo sforzo: lo interpretano e distribuiscono l’energia in funzione del profilo altimetrico e dei tratti tecnici. Questa abilità – spesso chiamata effort management – è oggi considerata parte integrante della preparazione nel trail.

Tecnologia e sensazioni: un equilibrio possibile
GPS, cardiofrequenzimetri e piattaforme di analisi offrono dati preziosi, ma in gara la tecnologia dovrebbe restare un supporto. La percezione della fatica è uno strumento affidabile per riconoscere i propri limiti e muoversi appena oltre, senza sconfinare nel fuori giri.
La fatica come maestra
Nel trail la fatica non è un nemico da combattere, ma una maestra da ascoltare. Allenarne la percezione significa rafforzare il rapporto con l’ambiente, con se stessi e con la montagna: qualcosa che nessun sensore può misurare al posto nostro.

 

