Nonostante Sebastiano Parolini rivendichi con orgoglio di vivere a Barzizza, frazione di Gandino, ai piedi del monte Farno, il suo portamento (sia in pista sia nella vita) ricorda più che altro quello di un Lord inglese. Nel 2020 è stato vicecampione italiano assoluto sia dei 5.000 sia dei 10.000 metri in pista, ma a qualche mese di distanza non parlategli della curiosa “beffa” di essere stato preceduto dai gemelli Zoghlami (in un caso Osama e nell’altro Ala): «Ripensandoci, è stato meglio essermeli trovati di fronte. Ha più valore un argento “vero”, di un titolo con una concorrenza relativa».
Giù il cappello, come di fronte a un percorso che, in vista della stagione che sta per entrare nel vivo, fa di lui uno degli astri nascenti mezzofondo tricolore. Lo scorso anno, l’ultimo a livello Under 23, è stato quello dei primi allori tricolori di categoria (sempre su 5000 e 10000 m), con il bottino tricolore irrobustito a quota cinque medaglie partendo dai 3000 indoor invernale di Ancona: «Questa stagione inizierò dal cross bypassando le gare al coperto, perché tra Natale e il nuovo anno ho avuto qualche problemino fisico – annuncia il portacolori del Gruppo Alpinistico Vertovese – . Spero di entrare in condizione per i tricolori di corsa campestre di metà marzo, per dare una mano al mio club nella sfida a staffetta, e magari di provarci individualmente al Campaccio e alla Cinque Mulini». Ci arriverà con l’orgoglio di essere riuscito a trasformare, come nessun altro, una difficoltà in un’opportunità.
Nell’anno della Pandemia ha ritoccato i suoi personale sulle distanze dei 1500 m (3’45”41), del miglio (4’05”78), dei 5.000 m (13’52”85) e dei 10.000 m (29’08”07), mosca bianca di un movimento fisiologicamente appesantito da limitazioni e mancanza di motivazioni: «Nemmeno a aprile, di fatto, mi sono mai fermato – svela facendo correre i pensieri alla scorsa primavera -. Percorrendo 350 km in tre settimane lungo un viale di qualche centinaio di metri attorno a casa. Lo facevo immaginando gli appuntamenti internazionali che mi attendevano, e pazienza se poi sono stati annullati».
Tre, in ordine di tempo: prima i mondiali universitari di cross a Marrakesh (marzo). Poi i Giochi del Mediterraneo (a luglio). Infine gli Europei di cross di Dublino (a dicembre). Il suo curriculum azzurro, a oggi, dice di un argento a squadre U 23 agli Europei di cross di Lisbona ’19 (17° posto individuale) e di una 14esima piazza agli Europei di Gavle Un 23 sui 5000 m, con annesso credito con la dea bendata per ciò che sarebbe potuto essere in un contesto “normale”.
«Per il 2021, l’obiettivo, è quella di una chiamata per i Mondiali Universitari in programma a metà agosto in Cina – aggiunge “Seb” – . Poi punto a crescere ancora sui 5000 metri, dove mi vedo ancora per almeno due anni, e fare un crono decente sui 3000 all’aperto, dove da troppo tempo non mi capita un’opportunità per esprimermi». Un mesetto or sono gli è stata assegnata la borsa di studio “Io credo in te”, ideata da Orlando Pizzolato (vincitore della maratona di New York), appannaggio di chi si è distinto sia in ambito sportivo sia studentesco.
È al quinto anno della facoltà di Medicina all’Università di Brescia, dove è in linea con gli esami: «Come concilio studio e sport? Non ci sono segreti e non sono un genio – dice Sebastiano Parolini con una naturalezza direttamente proporzionale a risultati -. Basta volerlo e organizzarsi bene il tempo. Io oltre a studiare e allenarmi (nel periodo di carico, anche nove allenamenti, ndr) non ho troppi altri grilli per la testa, anche se come tutti i miei coetanei ho degli hobby: una passeggiata con il cane, incontrare gli amici, fare lunghe partite a Risiko».
Il suo amore per la regina di tutti gli sport, è nato in modo quasi naturale. Papà Gerardo, dopo aver giocato a calcio nel Leffe dei tempi d’oro, ha fatto dello sport uno stile di vita. Un po’ come mamma Daniela (cognome Vassalli) che quando lui era uno scricciolo di una decina anni, faceva parlare di sé vincendo skyrace prestigiose e vertical running sui grattacieli di tutto il mondo: «Correre per me, oggi, è un bel diversivo al tempo che passo sui libri – aggiunge – . E poi un modo per conoscere persone e luoghi del mondo».
Non chiedetegli se, in prospettiva, avrà più soddisfazione nel vincere un titolo importante (in pista) o nel fare qualcosa di utile per gli altri (come è destinato a fare per professione): «Perché la seconda cosa, la devo ancora sperimentare sul campo, e in prospettiva non so che specializzazione sceglierò». Chiedetegli, invece, del destino, un po’ beffardo, di essere considerato uno degli astri nascenti su cui su cui l’Italia può vantare un fenomeno come Yeman Crippa, uno dei pochissimi assi a livello internazionale: «Mentre io mi miglioravo, lui migliorava i record italiani, giusto per ristabilire le distanze – sorride parlando del “dualismo” – Se mi sento oscurato da lui o senta pressioni? Nessuna delle due: io corro, pensando a essere il meglio che posso essere, gli altri non sono nemici ma rivali sportivi».
1,86 in altezza per 73 kg, il suo paradosso è che gareggia, ragiona e si comporta come un saggio, nonostante sia biologicamente cresciuto tardi. A 15 anni era ancora 1 metro e 56 centimetri. Tra terza e quinta superiore è cresciuto di una ventina di centimetri, con tutti gli annessi e i connessi del caso alla voce schemi motori: «Rivedendo il mio percorso, è uno dei motivi per cui, a certi risultati, sono arrivato più tardi dei miei coetanei – analizza Sebastiano (dal 2009 al 2017 tesserato per l’Atletica Casazza) – . È vero, qualche contatto con i corpi sportivi militari c’è stato, io sarei onorato di entrarci, ma a questo punto della mia vita io non voglio cambiare né location di allenamento, né allenatore: al primo posto metto lo studio, per il resto vediamo cosa c’è scritto nel futuro».
Da vivere a fianco dei suoi compagni di allenamento del Gav e di Silvio Bosio, il suo attuale allenatore: «Da quando mi sono affidato a lui sono cresciuto tanto – chiude – . Quando sono a Bergamo, mi alleno tra la pista di Nembro e la ciclabile della Val Seriana, con qualche problema passando per Cene e Semonte perché ci sono ponti chiusi a tempo». Un modo gentile per chiedere che chi di dovere ci metta mano il prima possibile. Questione di stile: lui è un Lord trapiantato a Barzizza.
Luca Persico
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