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martedì, Maggio 30, 2023

Franco Togni nel ricordo dei suoi Runners Bergamo / 3

Gli atleti e le atlete Runners Bergamo ricordano Franco Togni. Nella foto qui sotto, l’ultima gara di Togni, il Monga a Treviglio.

Trofeo Monga, Treviglio

NIVES CAROBBIO. «Ho iniziato ad allenarmi con Togni a Brembate nel 2015. Pronto ad aiutare nei momenti di crisi, è sempre stato fonte di ispirazione e consigli. A volte li ascoltavo e a volte no e ci sbattevo il naso, perché aveva ragione lui. Mi diceva che facevo troppe gare, che se avessi razionalizzato avrei ottenuto risultati superiori, che continuare a gareggiare non mi faceva migliorare ma peggiorare i tempi. Lui era un vero atleta e queste cose le sapeva. Al cross di Treviglio, l’ultima volta che l’ho visto, ha voluto brindare con me per incoraggiarmi in vista dell’esperienza nella mia nuova squadra. Anche se stavo per lasciare i Runners, si è voluto dimostrare comprensivo. Era altruista e sapeva essere umile. Indimenticabile la Monza Resegone di quest’anno. Senza Franco il mio terzetto (Nives Carobbio, Sonia Opi e Monia Acerbis, ndr) non avrebbe mai vinto. Lui, in sella alla sua bici da corsa, ha saputo condurci e incoraggiarci. Aveva l’esperienza che a noi mancava. Quella volta era partito da Bergamo in bicicletta, è venuto da solo a Monza e ci ha scortate fino a Erve. Togni sapeva farsi voler bene. Attraverso il suo particolare carisma creavo gruppo e riusciva a farci sorridere. I consigli spaziavano dal gesto tecnico ai problemi più umani che s’incontrano nell’atletica».

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RENATO GATTI. «Nel gruppo di Brembate non solo i top runner ma anche i tapascioni si allenavano con Franco. Amava trasmetterci la sua esperienza. Aveva sempre in serbo una battuta per tutti, non era certo timido. Era un trascinatore, come quando ci ha convinto a partecipare ai campionati italiani di staffetta 1500×4 in pista: io, Franco Togni, Miki Morlacchi e Giovanni Locatelli, tutti M50. Noi che facevamo le maratone, ci siamo buttati in pista sperimentando il cambio di testimone. Eravamo terrorizzati di perderlo… Ma Togni ci ha coinvolti e guidati. Siamo arrivati secondi per un soffio. Un ricordo splendido».

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MIKI MORLACCHI. «Franco Togni: l’eterno ragazzino… La prima cosa che mi viene in mente è una frase che mi disse alla nostra Sgambada dell’8 dicembre. “Ricordati che quest’anno alla Cinque Mulini non finirà come l’anno scorso”. La Cinque Mulini, un cross che Franco ed io amiamo in maniera viscerale, forse l’appuntamento più importante della stagione, dove si incrociano fior di atleti. L’anno scorso la spuntai su di lui in volata, ma quest’anno non avrei avuto scampo. Questo per far capire che tipo di uomo fosse. Quando indossava il pettorale, non ce n’era per nessuno, amico o no, se poteva ti fulminava sulla linea del traguardo. Un altro aneddoto che mi piace raccontare è come divenne campione italiano di maratona nel 1996. Preparazione meticolosa mirata all’appuntamento di ottobre, con allenamenti bigiornalieri da professionista. In contemporanea lavorava, perché la famiglia non si mantiene con la corsa. Lo incrocio sulla strada per Carona in val Brembana alle ore 13. Abbassando il finestrino gli dico: “Franco, ma sét màt? Cosa fét de ste bande?”. Risposta: “Ho bisogno di fare del collinare e nella pausa pranzo ricavo una corsetta”, che per lui significava minimo 20 km. Nonostante fosse a ridosso della maratona, non seppe rinunciare alla gara alpinistica a coppie Trofeo Longo, classica di corsa in montagna che si disputa nella zona delle Orobie dove ci ha lasciato. Sembrava una scelta assurda ma non per lui che metteva davanti a tutti la gioia dell’eterno ragazzino. L’esito è noto a tutti: Franco Togni campione italiano di maratona. Memorabile l’intervista a fine gara di Franco Bragagna. Adesso, a poche ore dalla triste notizia, già ci manca. Lo ringrazio per l’entusiasmo contagioso che ha trasmesso in tutti noi. Nonostante abbia vinto il titolo tricolore di maratona, la specialità preferita da Franco sono stati i cross, come si evince dalle foto che lo ritraggono sui campi di gara, in cui gareggiava tassativamente senza calzini. Ciao Franco!».

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MAURO ARNOLDI. «Quando ho conosciuto Franco Togni correvo da circa un anno e mezzo. Nonostante i miei 38 anni riuscivo bene nella corsa e lui era l’uomo giusto, colui che avrebbe potuto farmi fare il salto di qualità. All’apparenza un po’ sbruffone, pronto a segnalarti i suoi record, in realtà era una grande persona. Aiutava tutti con lo stesso impegno e la stessa considerazione, dal top runner alla persona più scarsa nella corsa. Sapeva trasmettere la sua passione per l’atletica. Con lui in allenamento ci si divertiva e si soffriva, lui sapeva rendere tollerabile la sofferenza. Grazie a lui, il salto di qualità mi è riuscito. Nelle cene del gruppo di Brembate raccontava aneddoti su ognuno di noi con il sorriso. Era il nostro premio per la stagione conclusa. Sprigionava una gioia immensa nell’insegnare la corsa. Difficile colmare la sua mancanza».

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Enula Bassanelli

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