Il piazzamento ottenuto al Grand Raid Réunion (169 km e 9500 d+) nel mese di ottobre ha permesso all’alfiere del team Vibram di classificarsi in settima posizione assoluta nella classifica generale finale dell’Ultra-trail World Tour. Marco Zanchi è il primo italiano e l’unico corridore non professionista a salire nella top 10 del campionato a tappe più importante dell’ultra trail in ambito mondiale. Calzolaio specializzato nell’applicazione del Megagrip®, il bergamasco è “allenatore di se stesso”, ma ammette di aver imparato tantissimo nel correre a fianco di ultra runner del calibro di François D’Haene. ENGLISH VERSION.
Ciao Marco, sei fresco del nono posto al Grand Raid Réunion, come stai a distanza di tre settimane?
«Buongiorno a tutti, “fresco” è una parola grossa, “cotto” si addice di più. Sto bene, ora sto riposando da questa avventura tremenda sul piano fisico ma indimenticabile a livello emozionale. Per il secondo anno consecutivo sono andato sull’Île de la Réunion (20 – 23 ottobre 2016) con l’obiettivo di prendermi una rivincita dopo il ritiro dell’anno scorso. Direi che è andata alla grande, la top 10 era un risultato che speravo di ottenere, l’ho desiderata tantissimo e concludere nono in una gara del genere ha per me lo stesso significato di una vittoria».
La prestazione al Grand Raid Réunion ti ha permesso di arrivare settimo nell’Ultra-trail World Tour, miglior risultato italiano.
«Anche nel 2016 ho deciso, dopo averci provato per la prima volta l’anno scorso, di seguire il World Tour, competizione che racchiude le più importanti gare, superiori ai 100 km, in giro per il mondo. Ne avevo disputate tre ed avevo concluso in 25esima posizione assoluta. Quest’anno, con il supporto di Vibram, ho avuto la possibilità di partecipare a un maggior numero di gare. La mia settima posizione nel World Tour, davanti e dietro a personaggi di livello internazionale, del calibro di François D’Haene (12esimo assoluto, vincitore del Grand Raid La Réunion 2016 e del World Tour 2014, ndr), mi dà enorme soddisfazione».
Hai ottenuto un risultato da atleta élite e ti ritrovi a competere fra professionisti benché tu abbia un’attività lavorativa da gestire.
«Ho 40 anni, tardi per pensare al professionismo. Rimango con i piedi per terra, però mi piace confrontarmi con l’élite della disciplina. Ho una mia attività di calzolaio, riparo e miglioro calzature principalmente da trail running. Fortunatamente sono riuscito ad associare la passione per lo sport e il lavoro. Nella top 10, forse anche top 20 del World Tour, sono probabilmente il solo atleta non professionista. Un motivo in più per ritenermi contento».
In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?
«Vibram ha realizzato la tecnologia Megagrip®, suole con una mescola speciale, ad alta aderenza soprattutto sul bagnato. Si possono applicare principalmente su scarpe da corsa oppure classiche. Il movimento del trail running è cresciuto negli ultimi anni, le aziende come Vibram stanno sviluppando nuovi materiali da utilizzare sulle scarpe e nei vari prodotti rivolti ai runner. Il mio lavoro consiste nel sostituire la suola di ogni tipo di calzatura con una suola Megagrip®, per rendere le scarpe più performanti, divertenti e sicure».
Cosa pensi di fare nel 2017?
«Il 2016 è stata un’annata eccezionale, devo ringraziare il mio fisico che mi ha supportato in queste avventure. Ho visitato posti fantastici. La stagione è iniziata presto, sono stato ad Hong Kong a gennaio per una 100 km (13esimo). Fino a qualche anno fa la stagione aveva inizio in primavera, le prime 50 km si facevano in aprile. Gli allenamenti in inverno per preparare queste distanze non sono semplici. Però che soddisfazione! A marzo la Gran Canaria, poi la Lavaredo sulle Dolomiti, l’UTMB e per concludere la Réunion. Ripetermi non sarà facile e non ho ancora fatto programmi. Ma posso già rivelare che intendo partecipare all’Orobie Ultra Trail, gara di casa mia. Voglio prepararla bene puntando alle 22 ore, credo sia un tempo realizzabile».
Seguirai il World Tour? Sappiamo che però non è così accessibile.
«Sto valutando con gli sponsor, i costi per affrontarlo sono elevati. Vibram naturalmente mi appoggia, ma i voli e le settimane di permanenza costano molto. Faccio un esempio, il volo per la Réunion è costato 1500 euro. Il campionato è composto da oltre 10 gare distribuite su 4 continenti. Non essendo un professionista, mi ritaglio quello che riesco. Mi piacerebbe fare alcune gare in Nuova Zelanda, negli Stati Uniti, in luoghi che non conosco».
I trail del resto sono anche esplorazione e viaggio.
«Per questo mi piace fare gare sempre diverse».
Cambiando discorso, c’è sempre una forte curiosità tra gli appassionati di trail sui metodi di allenamento di chi lo pratica ad alto livello.
«Corro in montagna da oltre 15 anni, ho avuto all’inizio grandi maestri, personaggi che negli anni 2000 erano al vertice mondiale dello skyrunning, come Mario Poletti, che mi hanno insegnato tanto. Quando mi sono appassionato all’ultra trail, sei anni fa, ho imparato a conoscermi. Non ho un allenatore, non riesco a dare retta a qualcuno che mi dica cosa fare, sono io il mio allenatore. Vado a sensazione. Il vero cambiamento è avvenuto nelle ultime due stagioni, nel confrontarmi con atleti di altissimo livello nettamente più forti di me, principalmente stranieri, come François D’Haene. Sono cresciuto, i miei ritmi sono cambiati. Insomma, non si smette mai di imparare e di migliorare».
Donatello Rota