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giovedƬ, Ottobre 24, 2024

Zanchi, Caldara e Bertasa e la pratica del trail running ad alto livello – la loro esperienza raccontata nella serata a Lonno

A Lonno di Nembro (Bg) un clima informale e amichevole per i campioni dell’ultra trail e le loro riflessioni sul senso di questo sport.Ā La serata diĀ sabato 17 dicembre 2016 ha visto Marco Zanchi e Guido Caldara raccontare le proprie esperienze sul trail running e ultra distanza. In un clima denso di amicizia e simpatia Cinzia Bertasa, padrona delle tematiche affrontate, ha condotto la serata ponendo domande puntuali e stimolanti, dialogando con i due protagonisti.

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Per Guido Caldara quella organizzata a Lonno di Nembro ĆØ stata la prima serata daĀ protagonista, per Marco Zanchi l’ennesima e per Cinzia Bertasa la prima nel ruolo di presentatrice. Zanchi e Caldara, prima di intraprendere l’avventura del trail running praticavano ilĀ motociclismo. A motivare il passaggio ĆØ stato per Zanchi il bisogno di perdere peso e per Caldara quello di smettere di fumare. Tutti e tre sono lavoratori e non atleti professionisti. Per il giovane Guido Caldara tre sono i fattori fondamentali da coltivare nella pratica del trail running. Il fisico mantenuto in forma attraverso allenamenti di qualitĆ  e un adeguato stile di vita, la conoscenza di se stessi che porta a capire quando e come bere, mangiare, coprirsi ecc e, non da ultimo, l’aspetto psicologico.

Nel merito, Caldara ha precisato che Ā«il livello di stress mentale si allena solo in gara, negli allenamenti non si raggiunge la stessa intensitĆ . Occorre mettere insieme cuore e ragione. Un Tor des GĆ©ants non ĆØ adatto a gente schematica, perchĆ© sonoĀ la passione e il cuore che permettono di andare oltre. La crisi sopraggiunge solo in gara, dopo le dieci undiciĀ ore e non esisteĀ una formula magica per superarla. Occorre pazienza, non bisogna fermarsi. Ogni gara lascia il segno, infatti quando la porti a termine finisci per sentirti una persona diversa rispetto a quando sei partitoĀ».

Alla domanda della conduttrice sul perchĆ© soffrire tanto in gara, Caldara ha risposto che Ā«soffrire ci piace, abbiamo bisogno di tornare alla nostra natura, soffrire ci fa sentire vivi, soffrire ĆØ necessario, il trail fa star beneĀ». Riflessioni condivise da Marco Zanchi il quale ha aggiunto che oltre alla sofferenza si provano emozioni intense per la bellezza dello scenario in ambiente naturale. Ā«La notte ĆØ magica e offre esperienzeĀ che tengono svegli e non fanno sopraggiungere il sonno. Come ad esempio gli occhi illuminati dalla lampada frontale di animali che si possono incontrare. Spesso spengo la musica dell’auricolare per ascoltare i rumori della notteĀ». Anche per Caldara la notte ĆØ magica, si attutisce la vista e si espandono gli altri sensi e Ā«se sopraggiunge una crisi di notte, ĆØ piĆ¹ problematico, ma questo la rende piĆ¹ interessante. Bisogna scontrarsi con la notteĀ».

E cosƬ, su input della presentatrice, viene affrontano il tema del viaggio come scoperta e del bisogno di scoprire mondi e situazioni nuove. Marco Zanchi ha raccontato di essersi buttato, in questi ultimi due anni, nel campionato del mondo di ultra trail, un circuito di gare in cinque continenti. In particolare nell’ultimo anno ha partecipato a cinque gare del UTWT, scegliendo quelle piĆ¹ significative e classificandosi al settimo posto della classifica finale. Ha reso partecipe il pubblico in sala mostrando i video delle competizioni a cui ha aderito. Il numero di partecipanti a ciascuna di queste gare ĆØ altissimo, si va dai 1500 ai 3000 concorrenti. IĀ diversi ambienti proiettati hanno reso attonita la platea. Ā«Il movimento sportivo delle ultra ĆØ in costante sviluppoĀ – ha concluso Zanchi – e pertanto ho dovuto perfezionare la tipologia di allenamento che mi ha permesso di essere competitivo in questo campionato mondialeĀ».

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